Monitoraggio Attività AEEGSI – Giugno 2016

 

Nel mese di giungo 2016, anche a causa di un effetto calendario (che con tutta probabilità avrà  impatto sui dati del mese di Luglio), si è raggiunto il picco massimo di numero mensile di atti approvati: ben 88, ben +22 in più rispetto a maggio 2016 (+33%) e addirittura +35 (+66%) rispetto a giugno 2015 .

A conti fatti, giugno 2016 si classifica come uno dei mesi (il quarto, per esattezza) più produttivi nel periodo 2013 – 2016.

A livello cumulato, nel primo semestre di questo 2016 siamo arrivati a 362 atti, mentre nel 2015 di questo periodo eravamo a “soli” 312 (+50 atti, ovvero +16%); nel 2014, invece, si arrivava alla miserevole cifra di 300 atti (+62 atti, +21%).

Il mix degli atti approvati nel mese di giugno vede la solita predominanza delle delibere che, nel periodo, sono state ben 78 (su 88 atti, ovvero l’89%). Il restante 11% è diviso tra DCO (5, ovvero il 6%), memorie (2, ovvero il 2%), 1 rapporto (1%) e 2 relazioni (2%), tra cui la relazione annuale del Presidente. Tra le delibere approvate a giugno 2016 è dominante la tipologia regolatoria (R) con 43 atti su 78 (ovvero 55%); nel mese è stata poi molto intensa (come avviene spesso ultimamente) l’attività sanzionatoria (S) e quella di enforcement della regolazione (E) con, rispettivamente, 10 e 16 delibere (ovvero 13% e 21%).

Analizzano l’attività del mese in base ai settori impattati dagli atti approvati, come si può vedere dalle tabelle e dai grafici riportati di seguito il più toccato è di gran lunga quello dell’energia elettrica (33 atti su 78, 38%; in aumento rispetto a maggio), mentre il settore gas si ferma a 21 atti su 78 (24%, in aumento rispetto ad aprile).Il settore idrico si conferma in netta ascesa con 17 atti su 78 (un ottimo 19%, dovuto anche alla fase contingente in cui tale si trova).

Di grande interesse, infine i 5 DCO pubblicati nel mese in oggetto, soprattutto per quanto riguarda l’upstream (mercato elettrico all’ingrosso e l’attività di generazione di energia elettrica). Come noto, infatti, nel mese in analisi sono stati pubblicati i DCO 298/2016/R/eel, 316/2016/R/eel e 321/2016/R/gas  di grande impatto per la B.U. Generazione e Trading in quanto relativi, rispettivamente, alla riforma MSD, alla revisione della disciplina degli sbilanciamenti effettivi ed alla regolazione tariffaria del trasporto gas (riparto costi tra componente di capacity e componente di commodity).

grafico giugno 2016grafico giugno 2016 1

grafico giugno 2016 2

Monitoraggio Attività AEEGSI – Maggio 2016

Anche nel mese in analisi l’Autorità continua imperterrita a buttar fuori atti ad un ritmo frenetico, come chiaramente visibile dal grafico riportato di seguito.

In particolare, nel mese si contano in tutto 66 atti, quindi assolutamente in linea con gli ultimi 2 mesi (65 atti ad aprile e 66 a marzo), ciò in decisa controtendenza rispetto agli anni scorsi, quando tra aprile e maggio c’era sempre stata una certa discontinuità.

A livello cumulato, nei primi 5 mesi dell’anno siamo arrivati a 274 atti, mentre nel 2015 di questo periodo eravamo a 259 (+15 atti, ovvero +6%) e nel 2014 a “soli” 231 (+43 atti, +16%).

Il mix degli atti approvati nel mese di maggio è (ovviamente)  molto sbilanciato verso le delibere (57 su 66, 86%), anche se meno rispetto ai mesi precedenti dato che, insieme alle delibere, si contano molti DCO (7, 11%), nonché 1 parere e 1 memoria.

Analizzando nello specifico le delibere, si vede che quasi il 51% di queste (29 su 57) sono di tipo regolatorio, mentre il restante 49% è (+ o  -) equamente distribuito tra le delibere di enforcement (8, 14%), sanzionatorie (S) (8, 14%), amministrative (A) (6, 11%).

Anche a maggio, come nei mesi precedenti, il settore più toccato dall’attività del regolatore è stato quello dell’energia elettrica (24 atti su 66, 36%; in calo rispetto ad aprile), mentre il settore gas si ferma a soli  14 atti su 66 ( 21%, in calo rispetto ad aprile). Al contrario, in settore idrico è in netta ascesa con 11 atti su 66 (un ottimo 17%, rispetto al risicato 6% di aprile).

Tra questi, spiccano il DCO 205/2016/R/gas in materia di valorizzazione degli investimenti nella distribuzione gas effettuati a partire dal 2017, il DCO 267/2016/R/eel in materia di riconoscimento dei costi degli Smart Meter EE 2G, il DCO 216/2016/R/com  sulla fatturazione di periodo nel mercato retail e il DCO 288/2016/R/eel sull’attesa revisione del Testo Integrato Misura EE

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Monitoraggio Attività AEEGSI – Aprile 2016

Aprile dolce dormire? Certamente non in quel di piazza Cavour! Nel mese in analisi, infatti,l’attività dell’Autorità è stata decisamente intensa…come  peraltro anche in quello precedente.

In particolare, in questo aprile 2016 il Contatt(i)ore ™ si è fermato a quota 65, un numero di atti del tutto assimilabile a quello relativo a marzo 2016, quando  il conteggio aveva taggiunto la ragguardevole quota di 66 (-1, ovvero -1,5%).

Il confronto tra aprile 2016 e aprile 2015, invece, si conclude con un raro pareggio: 65 a 65 (+9, ovvero + 16%), anche se il mix era piuttosto diverso (63 delibere Vs 56; 2 DCO Vs 6).

Gli atti del mese in analisi sono quasi esclusivamente delibere (63 su 65, 97%) (Incrediiiiiibile…..da leggere rigorosamente con la voce di Aldo); i restanti atti sono 2 DCO (167/2016/R/eel su passaggio al SII dell’attività di aggregazione delle misure e, soprattutto il 205/2016/R/Gas sulle modalità di riconoscimento degli investimenti sulle reti gas a partire dal 2017 che, data la sua portata in questo momento storico, merita evidentemente un discorso a parte).

Analizzando nello specifico le delibere, vediamo che quasi il 50% di queste (30 su 63) sono di tipo regolatorio, mentre il restante 50% è equamente distribuito tra le delibere di enforcement (8, 13%), sanzionatorie (S) (8, 13%), amministrative (A) (9, 14%) e relative ai contenziosi (C) (8, 13%), particolarmente numerose nel mese in esame (l’AEEGSI ha fatto molte opposizioni/appelli soprattutto su tematiche relative alle connessioni attive e allo stoccaggio gas).

Nel mese il settore più toccato dall’attività del regolatore è stato quello dell’energia elettrica (29 atti su 65, 45%), che ha quasi doppiato il settore gas (16 su 65, 25%); particolarmente intensa anche l’attività amministrativa (10 su 65, 15%), mentre il settore idrico, per il momento, è in stand-by (la calma prima della tempesta, con tutta probabilità!).

Si segnala, infine, che l’attività di consultazione negli ultimi 2 mesi è stata un po’ fiacca, con solo 2 DCO/mese pubblicati….Magari si stanno preparando per un grandioso exploit estivo (magari con iniziando con i Totex!)?.

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Fusione Italgas – F2i? Perché si, perché no

Avviso ai naviganti
Non è ovviamente intenzione dell’autore dare giudizi di merito sull’operazione di cui al titolo, peraltro insistentemente prospettata sulla stampa di settore e non nell’ultimo periodo. Ci si limita, al contrario, a indicare – il più oggettivamente possibile e ci si scusa sin da ora per eventuali mancanze – quali potrebbero essere i vantaggi e gli svantaggi per i vari stakeholder interessati.

Le forze in gioco
Gli attori protagonisti sono di quelli che la notte degli Oscar si contendono il premio per miglior attore protagonista. Parliamo infatti di Italgas e 2i Reti Gas, primo e secondo operatore della distribuzione gas del bel paese.

Vediamo un po’ di numeri….

Italgas (Fonte: Sito societario e dati AEEGSI)

  • Azionisti: 100% Snam
  • Contatori Attivi: 6,4 mln (dato 2014)
  • Estensione reti: 55.278 Km (dato 2014)
  • Località Tariffarie AEEGSI: 1.292 (dato AEEGSI tariffe provvisorie 2015)
  • Capitale Investito: € 3,9 mld (dato 2014)
  • Utile operativo: € 413 mln (dato 2014)

2i Reti Gas (Fonte: Sito societario e dati AEEGSI)

  • Azionisti: 71,97% F2i (63,83% Primo Fondo F2i e 8,14% Secondo Fondo F2i); 28,03% Ardian.
  • Contatori Attivi: 3,8 mln (dato 06.2015)
  • Estensione reti: 57.496 Km (dato 06.2015)
  • Località Tariffarie AEEGSI: 2.211 (dato AEEGSI tariffe provvisorie 2015)
  • Capitale Investito: € 2,6 mld (dato 31.12.2014)
  • Utile operativo: € 362 mln (dato 31.12.2014)

Dato che, in definitiva, Snam è controllata da Cassa Depositi e Prestiti (30,10% in totale) che è anche un azionista di peso in F2i (14,01% della sgr e un investi rilevante nei 2 fondi gestiti), l’operazione ipotizzata ha una grande valenza politica oltre che industriale. Bisogna ricordare, però, che per evitare problemi di concorrenza/unbundling ecc al momento del passaggio di proprietà del pacchetto azionario di Snam alla CDP l’AGCM  ha preteso e ottenuto la costruzione di muraglie cinesi tra le società on modo che la CPD stessa non potesse influenzare le scelte delle 2 società, specie in materia di partecipazione alle gare gas.

Nel caso di una fusione, infatti, nascerebbe uno dei famosi “campioni nazionali” di cui si sente spesso parlare e che, a ben vedere, in questo caso sarebbe anche un “campione europeo“. Con quasi 113.000 km di reti e oltre 10 mln di utenti sarebbe sì superato da GRDFP (francia) (197.000 km, ma circa 11 mln di utenti), ma a sua volta se la batterebbe sul filo di lana con National Grid (130.000 km e 10,9 mln di utenti) e supererebbe agevolmente altri grossi nomi come E.On (Germania) (57.000 km e poco più di 1 mln di utenti in Germania) e Gas Natural Fenosa (Spagna) (49.000 km e 5.2 mln di utenti in Spagna).

Soprattutto, si raggiungerebbero degli obiettivi, appunto, “politici” di non poco conto: (i) un (grande) passo verso il polo nazionale delle reti (mancherebbe solo Enel distribuzione…Ma è quasi impossibile che Enel se ne privi) e (ii) una decisa spinta al consolidamento del settore della distribuzione gas. Quest’ultimo punto, poi, consentirebbe di realizzare, seppur indirettamente e tramite una operazione straordinaria, un sogno che ministeri e governo (oramai) quasi 10 anni fa hanno solo accarezzato: un numero di ambiti territoriali molto minore rispetto agli attuali 177 (l’Autorità, in un proprio studio del 2009 ne aveva individuati 59).

Oltre che sul piano politico, però, ci sarebbero degli interessanti vantaggi industriali, nonché alcune esternalità positive. Vediamoli sinteticamente:

  • Grazie alla regolazione tariffaria asimmetrica prevista dall’Autorità, in esito alle gare gas le tariffe di distribuzione del gas aumenterebbero meno qualora l’operazione ci concretizzasse rispetto all’ipotesi alternativa. Facciamo un esempio pratico: nell’ambito X uno dei 2 operatori ha una quota del 70% e l’altro del restante 30%; ad oggi se il primo dovesse aggiudicarsi la gara, dovrebbe pagare al secondo il valore di rimborso stabilito per il 30% non ancora di sua proprietà. che, solitamente, è maggiore del valore tariffario. Il valore di rimborso pagato dal vincitore della gara diventerebbe il nuovo valore tariffario di quegli asset (dato che c’è stato un effettivo esborso di denaro) e ciò, a parità di condizioni, genererebbe un aumento della tariffa. Nel caso i due operatori fossero una unica entità, tutto ciò non avverrebbe dato che questa entità risulterebbe essere il gestore uscente di tutto l’ambito X e, se si dovesse riconfermare, il valore tariffario degli asset non subirebbe modifiche dato che non ci sarebbe da pagare alcun rimborso al gestore uscente.
  • La maggiore dimensione permetterebbe ulteriori economie di scala, nonché un maggior potere contrattuale. Ciò sarebbe utile in vista di un passaggio ad una regolazione basata, oltre che sul price cap sull’ammontare dei costi operativi riconosciuti in tariffa, sempre più su costi standard per la valorizzazione degli investimenti, come peraltro previsto dalla delibera 573/2013/R/gas. D’altra parte, scelte regolatorie di questo genere mirano proprio a stimolare l’aggregazione di operatori che, da soli, non riuscirebbero a “stare sul mercato” perché non più in grado di “battere” il regolatore (e di conseguenza non più in grado di realizzare utili soddisfacenti). Infine, un soggetto completamente regolato delle dimensioni di quello derivante dalla fusione in analisi avrebbe una grande capacità di attrazione di investitori, nonché di accesso al mercato del debito a costi contenuti.
  • Sarebbe una cosa positiva anche per la fase del settore gas immediatamente a valle della distribuzione, ovvero il mercato retail dato che i venditori dovrebbero interfacciarsi con (ancora) meno distributori e ciò non può che migliorare la fluidità di processi cruciali per i clienti, come switching, richieste di prestazioni e loro esecuzione, raccolta misure ecc. (nota: ciò vale anche in caso di completa implementazione del SII anche per il settore gas)
  • Last but not least, un campione europeo della distribuzione che è capace di “battere” il Regolatore grazie alle efficienze operative e di costo che riesce ad ottenere garantirebbe ai propri azionisti (in definitiva lo stato) dei buoni dividendi e, quel che più conta, (relativamente) sicuri. Il che, visti i tempi, non è certamente disprezzabile.

Tutto bene, dunque? Non proprio.

Non essendo in un regime totalitario dove un comitato centrale fa e disfà a piacimento, si deve tener conto di una serie di regole.

Nel caso specifico, in particolare, assumono particolare rilevanza quelle Antitrust in materia di concentrazioni capaci di “ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza”.

A tutti gli addetti ai lavori è nota la posizione intransigente sinora adottata dalla AGCM quando si è trovata a valutare concentrazioni nel settore della distribuzione del gas naturale. Oramai celebre, a questo proposito, è il caso di Isontina Rete Gas, in cui l’Autorità ha impedito l’operazione Italgas/Eni/Acegas in quanto questa avrebbero causato, a suo giudizio, una riduzione della concorrenza per il mercato.

Nel caso appena ricordato, in particolare, l’Autorità ha individuato il mercato rilevante (per il quale valutare l’eventuale restrizione della concorrenza) nei soli Atem interessati dall’operazione e, ai fini della propria decisione, ha dato particolare importanza alla presenza in Atem limitrofi a quello esaminato dato che tale circostanza, secondo l’autorità, avrebbe una forte influenza sulla decisione finale sulla partecipazione alla gara per l’Atem in analisi, anche in mancanza di una importante presenza pregressa e/o in presenza di forte incumbent. Infine, l’Autorità ha rigettato anche la tesi relativa all’eccessivo impegno finanziario che comporterebbe la partecipazione a molte gare in cui, tra l’altro potrebbe essere  presente un forte incumbent sulla base, tra l’altro, della solidità finanziaria delle società coinvolte dall’operazione e della loro capacità di far ricorso al mercato del debito.

I ragionamenti svolti oramai nel 2013 sono certamente un importante punto di partenza anche per l’operazione di cui stiamo parlando.

Innanzitutto, è assai probabile che anche nel caso in analisi eventuali accenni all’eccessivo impegno finanziario necessario per sostenere le gare in solitaria verrebbero immediatamente respinti dalla AGCM.

Al contrario del caso precedentemente citato, invece, sarebbe piuttosto illogico considerare come mercato rilevante solo qualche ambito, anche qualora fossero quelli dove oggi i 2 operatori hanno un certo radicamento. Al contrario, nel caso in analisi sarebbe pacifico considerare come mercato rilevante tutte le gare per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale nei 177 Atem. Da questa angolazione, in base ai dati disponibili, l’operatore derivante dall’aggregazione ipotizzata avrebbe una elevata presenza pregressa (>50% pdr) in meno del 50% degli Atem (più o meno 85 su 177, ovvero circa 48%), mentre in circa il 16% avrà una quota compresa tra il 50% ed il 30% di pdr. Se invece dei pdr si considera la (stima) della quota di RAB posseduta nel singolo Atem, indicatore sicuramente più affidabile per inferire il possibile comportamento di un operatore razionale (più RAB ho, meno devo comprare a VIR utilizzando risorse proprie e/o a debito), gli Atem dove il nuovo operatore risulterebbe preponderante (>50% RAB) scenderebbero a 65, ovvero il 37% del totale.

Ad una prima occhiata, non sembrerebbe uno scenario drammatico: resterebbero ben 112 Atem (63% del totale) dove gli operatori potranno “scannarsi” come più gli aggraderà e dove la concorrenza regnerà suprema.

Bisogna però considerare alcuni elementi. Alcuni positivi, altri meno.

  • In alcuni Atem dei 65 prima ricordati (ad esempio Novara 2, Massa Carrara, Bari 2) sono presenti sia Italgas che 2i Reti Gas, ognuno con una quota rilevante. In questo caso, la loro fusione eliminerebbe un potenziale concorrente.
  • Ci sono casi in cui il nuovo operatore avrebbe una quota rilevante in alcuni Atem ed una presenza piuttosto scarsa in altri limitrofi. Ciò costituirebbe un Incentivo a partecipare a queste gare in cui, forse, i 2 operatori presi individualmente non avrebbero partecipato (ad esempio, Foggia 2 o in molti Atem siciliani). In questi casi, quindi, potenzialmente ci sarebbe un ulteriore concorrente.
  • Ci sono casi in cui i 2 operatori “stand alone” avrebbero ognuno una buona quota in alcuni Atem tra loro limitrofi (es. Mantova – Brescia) e, quindi, ciascuno sarebbe interessato a partecipare alle relative gare. La loro fusione, di conseguenza, eliminerebbe un potenziale concorrente.
  • Ci sono casi in cui i 2 operatori “stand alone” avrebbero buone quote “incrociate” in Atem limitrofi. Anche in questo caso, la loro fusione eliminerebbe un potenziale concorrente.

C’è poi da valutare che, in caso di fusione, il nuovo operatore dovrebbe sborsare molto meno grano rispetto ai 2 operatori presi singolarmente per acquistare il VIR mancante negli Atem dove sono entrambi presenti. Ciò farebbe bene alle esauste tasche del cliente finale, certo, ma forse un po’ meno bene alla concorrenza in quanto libererebbe una considerevolissima quantità di risorse finanziarie che dovranno essere impiegate in qualche modo. Considerando che in molti Atem la presenza del nuovo operatore sarebbe molto forte e dato che, come emerge dal caso Isontina, ciò frenerebbe la partecipazione alla gara di altri competitor, sembrerebbe improbabile che la stragrande maggioranza di queste risorse siano destinate a finanziare piani di sviluppo eccezionali e/o mirabolandi per mettere al sicuro, grazie ai 45 punti “tecnici” a ciò collegati, la vittoria. Specie negli Atem  dove lavori presenta della nuovo operatore è forte. Si può pensare, più prosaicamente, che tali risorse sarebbero utilizzate per “conquistare” ulteriori Atem ritenuti strategici oltre quelli dove si ha già una forte presenza pregressa. Tale situazione sarebbe ambivalente: da una parte ci sarebbe più concorrenza per il mercato, ma dall’altra avremmo un grosso operatore dotato di una montagna di liquidità e pronto a conquistare il maggior numero possibile di Atem, a discapito anche di molti operatori di medie (ma anche medio-grandi) dimensioni.

Non resta che aspettare e vedere quello che succede!

La Riforma del Wacc EP.1 – Cos’è il Wacc e a che serve il Wacc?

nuovaenergiablog.wordpress.com

Iniziamo questa disamina del Wacc con due o tre elementi di base per far capire l’importanza di questo elemento nell’ambito della regolazione tariffaria di servizi infrastrutturali.

Cos’è il Wacc?

Prima di tutto, vediamo per cosa sta questa sigla esotica:

Wacc = Weighted Average Cost of Capital = Costo medio ponderato del capitale

Ora tutto è più chiaro, no? No. Andiamo avanti, allora!

Il Wacc è il metodo più utilizzato per stimare il costo del capitale sostenuto da un soggetto per la propria attività (o per una specifica attività). Si dice “ponderato” perché i 2 elementi di cui è composto, capitale proprio ed debito, sono “pesati” in base alle rispettive quantità  utilizzate nel mix di capitale necessario a finanziare l’attività. Di conseguenza, varia al variare delle proporzioni degli ingredienti che lo compongono.

Questo valore è assai utile per valutare gli investimenti, dato che il costo associato al capitale che si deve puntare su un  certo progetto è uno degli elementi fondamentali che, alla fine…

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Monitoraggio Attività AEEGSI – Settembre 2015

E con Settembre si conclude, oltre all’estate, il III° trimestre dell’anno e si entra diretti nel rush finale di questo 2015.

E’ quindi tempo di tirare qualche somma e fare qualche bilancio.

In Casa AEEGSI, dopo il superlavoro di giugno/luglio ed il susseguente, e del tutto giustificato, burnout di agosto, si torna piano piano alla normalità.

Nel mese sono stati approvati 32 atti (28 delibere, 3 DCO e 1 Memora). Esattamente lo stesso numero di Settembre 2014 e il 78% in più rispetto ad Agosto 2015.

In questo modo, il III trimestre 2015 si chiude con un totale cumulato di atti pari a 458. segnando un +3,4% rispetto il III trimestre 2014,  quando ci si fermò a “soli” 443 atti.

A livello di composizione degli atti, prevalgono -ovvio- le delibere (28, ovvero l’88% del totale) e, tra queste, quelle regolatorie (15; 54%) seguite da quelle diEnforcement della regolazione stessa (6; 21%).

A livello di settori, invece, questo mese la fanno da padroni i feudi storici dell’Energia Elettrica e del Gas con 10 delibere a testa, lasciando solo gli spiccioli al resto e, in particolare, all’ultimo arrivato, il sistema idrico (solo 5 delibere, per lo più di enforcement o sanzionatorie).

Per quanto concerne le consultazioni avviate nel mese, si riferiscono :

  • V° periodo regolatorio TRAS, DIS e MIS EE (DCO 446/2015/R/eel)
  • Revisione prezzi sbilanciamento a seguito annullamento delibere 342/2012, 239/2013 e 285/2013 (luglio 2012-febbraio 2015) (DCO 445/2015/R/eel
  • Revisione della componente QVD (gas) a copertura dei costi di commercializzazione (DCO 449/2015/R/gas).

Di seguito grafici e tabelle relative al mese in analisi.

(Quanto sopra rappresenta esclusivamente l’opinione dello scrivente)

Monitoraggio Attività AEEGSI – Agosto 2015 (+riassuntone mesi precedenti)

Stagione nuova, vita nuova!

Inauguriamo una nuova interessantissima rubrica mensile: il monitoraggio mensile dell’attività della nostra amata AEEGSI!

Eccitante, vero? Altro che paparazzare 4 vips cafoni che mostrano le proprie vergogne sulle spiagge più belle d’Italia e del mondo! Roba sorpassata e buona oramai solo per passare il tempo dal parrucchiere!

Volete mettere qualche curva prorompente o qualche pettorale scolpito con le maliziose delibere, le ammiccanti consultazioni o con tutto il resto del sexy armamentario regolatorio?!

Non c’è paragone!

Andiamo quindi un po’ a vedere com’è andata l’attività del nostro regolatore (che tra l’altro fra poco dovrà fare armi e bagagli e trasferirsi nella nuova sede di proprietà! Ah…che bello comprare casa e sentirla tua!) negli ultimi mesi.

Come tutti gli addetti ai lavori sapranno, per il 2015 uno degli obiettivi strategici dell’AEEGSI è superare la soglia psicologica delle 700 delibere in modo da mettersi dietro tutte le altre autorità amministrative italiane e ambire alla conquista della champion league regolatoria…..e direi che ci sta riuscendo anche piuttosto bene, dato che ad agosto 2015 siamo già a 426 delibere approvate, (ovvero 1,76 delibere/giorno, sabati, domeniche e festivi inclusi!), mentre di questi tempi nel 2014 eravamo a 411…considerando che poi l’anno si è chiuso a quota 652….il risultato è a portata di mano!).

Passiamo quindi a dare un’occhiata più da vicino ai numeri.

Dato che siamo oramai oltre la metà dell’anno e immagino che nessuno abbia la minima voglia di leggere in dettaglio cosa è successo fino ad ora, in questa fase di avvio mi limiterò ad un riassunto degli ultimi 3 mesi (giugno – agosto) .

Come vedete dall’excellsio grafico che vi riporto di seguito, nel periodo giugno-luglio l’AEEGSI ha spazzato via tutti i record precedentemente stabiliti (P.S. l’analisi continua dopo il grafico….!).

In particolare, Luglio 2015 (anche per questioni di calendario….) è stato il mese degli ultimi 3 anni (ovvero dall’inizio delle (mie) serie storiche….senza considerare che in passato la lista degli atti approvati mica veniva pubblicata puntualmente tutti i giovedì!): in cui sono stati approvati più atti regolatori: ben 95 (NOVANTACINQUE….NOVE-CINQUE…), ovvero 3/delibere giorno! Tanto per essere chiari, l’anno precedente si era raggiunta”solo”quota 85 atti (-11%) e nel lontano 2013 un misero 63 (Buuuuhhhhh).

Che dire…E’ Record!!!!!

Al contrario, Giugno era stato leggermente sottotono (forse si stavano preparando all’allungo di luglio?) rispetto ai mesi precedenti, anche se il numero degli atti approvati è in linea con quello dello stesso periodo del 2014.

Ad Agosto 2015, infine, l’Autorità ha un po’ tirato il fiato dopo la galoppata che l’ha vista protagonista in questa prima parte dell’anno. Gli atti approvati sono stati solo 18, pochini anche rispetto allo standard dei periodo regolatoriamente morti.

C’è da dire che tutti i mesi analizzati hanno come minimo comun denominatorel’altissima qualità e rilevanza degli atti approvati. Indicarli tutti sarebbe veramente eccessivo, quindi mi limiterò alle sole consultazioni (che in totale sono ben 23 in tre mesi! Solo a luglio 10….nello stesso periodo del 2014 le consultazioni sono state “solo” 16, e certamente non della stessa portata di queste), limitandomi ulteriormente citando solo quelle principali:

  • Revisione Wacc (DCO 275/2015/R/com)
  • Riforma della tariffa di rete EE (DCO 293/2015/R/eel)
  • V Periodo regolatorio regolazione tariffaria TRAS DIS MIS EE (DCO 335/2015/R/eel)
  • V Periodo regolatorio regolazione qualità TRAS DIS MIS EE (DCO 415/2015/R/eel)
  • Smart meter 2G (DCO 416/2015/R/eel)
  • 1° step della Riforma delle tutele di prezzo (DCO 421/2015/R/eel)
  • Metodo Tariffario Idrico (MTI2, la vendetta dei referendari) (DCO 406/2015/R/idr)
  • and many others…..!

Vi lascio con le tabelle di dettaglio dell’attività AEEGSI per i mesi analizzati.

Ci vediamo su questi schermi LCD il mese prossimo, all’avvio di uno degli autunni più caldi che la regolazione italiana abbia mai conosciuto (ma su questo tema ci torneremo presto, o almeno spero!).

(quanto scritto rappresenta esclusivamente il punto di vista dell’autore)

Il Mercato Elettrico Retail del Futuro: Tra Superamento Maggior Tutela, Misuratori 2G e Energy Footprint

L’autunno/inverno 2015 si sta rivelando pienamente all’altezza delle aspettative per quantità e qualità dei temi sul tavolo. Su alcuni punti dei quali, però, c’è ancora  (mi si perdonerà la franchezza) una buona dose di confusione.

Questa, se gestibile (speriamo) per chi è addentro alle segrete cose dell’energia, diventa un groviglio inestricabile per il pubblico meno avvezzo ad orientarsi nel labirinto della normativa e della regolazione del nostro settore. Di conseguenza, la stampa diciamo “generalista” ha gioco facile ad aumentare il numero di click e like acchiappati facendo qualche bel titolone ad effetto, di quelli che portano in tempo zero il suddetto cliente ad urlare improperi da scaricatore di porto e a reclamare giustizia sommaria (un esempio recente: questo articolo del Fatto Quotidiano in merito all’indagine sulla fatturazione intitolato “Bollette, Autorità energia: “Pagamenti basati su consumi presunti, servono nuovi contatori” e già che ci siete, date anche un occhio ai commenti dei lettori).

Quanto appena detto , poi, è  ancor più vero quando i temi toccano uno dei punti più sensibili degli Italiani, specie di questi tempi:la saccoccia.

Mi riferisco, evidentemente, ai 2 gemelli diversi e per giunta separati (aha….) alla nascita, allo ying e yang, alle 2 facce della stessa medaglia: la vendita, nel caso specifico in regimi di tutela di prezzo e la misura del venduto. In entrambi i casi, ci troviamo nel campo dell’energia elettrica e no, non è –ovviamente- un caso.

Come diceva il buon Drugo, però, questo è un caso molto, molto complicato. Un sacco di input e di output…….ma anche, aggiungo io, di dichiarazioni, articoli, annunci, conferenze ecc…ecc.

Cerchiamo quindi, dopo aver individuato i temi,  di mettere a fuoco cos’è che genera confusione, almeno nel sottoscritto (dato che, a differenza del Drugo, fortunatamente non rispetto un regime di droghe piuttosto rigido per mantenere la mente, diciamo, flessibile!).

Il fatto è che ci troviamo in un momento della storia del settore elettrico italiano molto particolare e, probabilmente, irripetibile: 2 aree strettamente distinte ma interdipendenti (le 2 facce della stessa medaglia, ricordate?) sono sul punto di affrontare un cambiamento epocale contemporaneamente e rischiano di portare a sovrapposizioni e/o a duplicazioni inutili e costose.

Queste  situazioni richiedono come prima cosa scelte di campo chiare, in modo da guidare il processo in corso in modo efficiente verso l’obiettivo stabilito e non subirlo passivamente.

Per iniziare, diamo un’occhiata allo scenario.

Da una parte, dopo un lungo travaglio è stato avviato un processo che porterà (prima o poi) alla creazione di un nuovo mercato elettrico (vedi dichiarazioni al convegno organizzato da I-COM in materia del 24 settembre 2015), che poco avrà da spartire con quello odierno. Questo processo è stato avviato dal DDL Concorrenza, nelle sue varie incarnazioni, ed è stato accelerato (Modello LHC) dall’Autorità con il suo DCO 421/2015/R/eel (di cui parlo qui). Occhio alle date, che sono importanti: per il DDL concorrenza la prima data utile per l’estrema unzione delle tutele è il 2018, mentre la riforma dell’Autorità potrebbe partire molto prima, già nel 2016.

Evidentemente, una delle caratteristiche di questo mercato del futuro sarà necessariamente l’affiancamento alla mera fornitura di energia di tutta una nuova serie di servizi che avranno, chiaramente, lo scopo di attrarre e, soprattutto, trattenere e fidelizzare il cliente grazie alla prospettiva di ottenere i vantaggi che ritiene di maggior valore per sé (contenimento dei costi? Sicurezza? non dover pensare alla gestione dell’energia? Altro che ora nemmeno immaginiamo?).

Quali che siano questi servizi, è praticamente certo (rectius: io sono praticamente certo!) che una delle caratteristiche base delle prossime offerte commerciali sul mercato libero sarà la possibilità, per il cliente, di tenere monitorati i propri consumi, sia “istantanei” che storici. La mia certezza deriva, tra le altre cose, anche dalla direzione in tal senso chiaramente intrapresa dall’Autorità, così come emerge dal DCO 186/2015/R/eel contenente proposte proprio sul punto appena affrontato (lì chiamato Energy Footprint). A questo si devono poi aggiungere tutti gli altri interventi inerenti in un modo o nell’altro la misura (Codice Trasporto, proposte su fatturazione ecc)

Ancora più in particolare, mi immagino offerte sul mercato libero dove il venditore concede in usufrutto gratuito uno strumento simile al celeberrimo SmartInfo (o magari lo dà in affitto…tipo a 1 o 2€ al mese…ma questo dipende dalle strategie del venditore) che, abbinato ad una App specifica per smartphone/Tablet/Pc, permette la visualizzazione dei consumi e una loro analisi approfondita, oltre alla possibilità di accedere a tutta una ulteriore serie di servizi(tra cui l’autolettura dove prevista), non ultimo dei quali la possibilità di impostare allarmi per il superamento di determinate soglie e, ovviamente, la possibilità di visualizzare “in tempo reale” come sta aumentando la bolletta (sarebbe carino una visualizzazione tipo vecchio registratore di cassa americano….con tanto di tintinnio di monete ogni kWh consumato!).

Dalla parte della misura, invece, si sta concludendo (ma resta comunque un discreto numero di anni….e questo è un elemento da non prendere troppo alla leggera) il primo giro di giostra dei misuratori elettronici (chiamiamoli 1G). Questi, come scrivevo qui, hanno certamente portato un certo vantaggio al sistema elettrico che, però, si è clamorosamente fermato ai confini del sistema stesso, senza propagarsi oltre – ovvero al cliente finale. I misuratori 1G, infatti, hanno ciccato clamorosamente l’obiettivo, fondamentale, di mettere il cliente finale nelle condizioni di conoscere il proprio consumo (E non venite a dirmi che c’è il display o che sulle bollette c’è scritto tutto, che poi mi sale il GennaroGattuso e non rispondo delle mie azioni)! Poi, per carità, hanno permesso una fatturazione basata in buona parte su dati reali (e dall’indagine sulla fatturazione si vede, specie in confronto con il gas)…..ma evidentemente se non riesci a comprendere bene come, quando e perché consumi, la bolletta resterà sempre alta, anche se ti fatturano i consumi reali……e, altrettanto evidentemente,la tua capacitazione rimarrà assai bassa, con buona pace delle disposizioni del D.lgs. 102/14 (il tormentone dell’estate energetica).

Si sta pensando quindi di avviare sin da subito (l’operatore principale pare voler partire addirittura a metà 2016, da quello che si legge sulla stampa) un nuovo giro di giostra, questa volta con il nuovo misuratore elettronico 2G, now extra crunchy e con il 100% di compliance in più agli obblighi del citato D.lgs 102/14!

I misuratori 2G, come illustrato dal DCO 416/2015/R/eel, promettono nuove e mirabolanti feature, tra cui un nuovo e rinnovato display Retina fullHD da 7” touch screen a millemilamiglioni di colori, così tra una lettura e l’altra il fortunato utente potrà anche vedersi un film o la partita della squadra del quore in streaming…..già, perché il nostro bel misuratore sarà connesso all’internet (a banda larga, ovvio!).

Scherzoni a parte (perché, nel 2015, pensare ancora al display come mezzo per capacitare il cliente evidentemente è uno scherzo), la vera innovazione di pregio portata in dote dai nuovi misuratori 2G (e che serve a rispettare quanto previsto dall’art.9 comma 3 lettera a) del d.lgs 102/14) sarebbe la separazione delle risorse tra la telegestione e la messa a disposizione di dati ai clienti e a terze parti designate dai clienti. Ciò faciliterebbe il processo di capacitazione dei cliente che, questa volta, godrebbero quindi di benefici tangibili. 

In questo caso, le date sono ancora incerte: il procedimento regolatorio è solo all’inizio, mentre quello di normazione tecnica (da quanto ne capisco) non è ancora partito. Ad ogni modo, data la delicatezza della materia, non è immaginabile fare le cose di fretta e furia. Evidentemente, le decisioni dovranno essere attentamente ponderate, soprattutto quella fondamentale e che dovrà rispondere ad un interrogativo fondamentale:

Bisogna però dire, sin da ora, che il ticket per questo nuovo giro di giostra non è esattamente a buon prezzo.

Delineato lo scenario, bisogna stabilire cos’è che genera la confusione di cui parlavo all’inizio di questo post. Il punto che, a mio parere, non è stato affrontato di petto e che genere questa confusione è:

CHI E’ CHE DEVE “CAPACITARE” IL CLIENTE FINALE?

A questa ne segue una che ne è -diciamo- il corollario:

Cos’è che chiediamo effettivamente al servizio di misura?

Proviamo a rispondere a questi quesiti.

Deve essere il distributore a dover far in modo che l’utente sia capacitato?Direi proprio di no….non è evidentemente il suo campo! Al massimo, può essere il facilitatore di questo processo di apprendimento…e non è poco!

Deve essere, allora, il venditore a svolgere questo ruolo? Ecco, già cosi iniziamo a ragionare! E’ il venditore il soggetto che ha il compito di gestire la relazione con il cliente finale ed è lui che dovrebbe far in modo che questo si capaciti…..magari godendone pure qualche beneficio, ad esempio strutturando offerte commerciali ad hoc e/o affiancando a quelle già esistenti l’opzione “energiasottocontrollo” dove si offre un apparecchio simil-SmartInfo in comodato o in affitto per un periodo temporale X, prevedendo il pagamento di una cifra Y in caso di recesso prima del termine di tale periodo. Attenzione: a ciò, come già scritto, è fondamentale affiancare una App di facile lettura/interpretazione/configurazione…senza, si ottengono gli stessi mirabolanti risultati raggiunti dai display degli attuali misuratori!

Vorrei sottolineare, inoltre, che così facendo si faciliterebbe di molto il processo che porterà al superamento delle tutele di prezzo perché (ed è una cosa di cui sono profondamente convinto), una volta che il cliente avrà strumenti adatti per capire il funzionamento del sistema, la sua partecipazione attiva al mercato sarà solo questione di tempo (e ciò a sua volta genererà la spinta per la strutturazione di offerte sempre più sofisticate da parte dei venditori e cosi via, in un gran bel processo apprendimento reciproco).

Inutile dire, poi,che questa soluzione, chiaramente opportunamente regolata dall’Autorità (specie sul tema della “natura” dei dati gestiti dagli apparecchi simil-SmartInfo e sugli obblighi in materia dei distributori/venditori ) sarebbe comunque in linea con quanto richiesto dal legislatore con il D.lgs. 102/14.

Smarcata la prima domanda, resta  allora da stabilire il “come” il venditore possa svolgere questo suo compito…..e ciò ci può anche aiutare a trovare una risposta al secondo quesito.

E’ assodato che il custode dei dati che devono essere portati all’attenzione del cliente è il distributore che, quindi, volente o nolente dovrà essere parte attiva della rivoluzione. Il problema, allora, è il come si vuole che questi dati siano resi disponibili.

Le alternative, evidentemente, sono 2:

  1. Sostituzione dell’intero parco misuratori italiano.
  2. Utilizzare sistemi meno capital intensive che sfruttino in pieno quello che già c’è.

Nel primo caso, come già detto, i costi non sono pochi: se per pura ipotesi un misuratore 2G full optional messo in opera costasse €100, ci vorrebbe un investimento di oltre € 3 miliardi per sostituire tutti i misuratori italiani! Senza considerare tutta un’altra serie di costi che questa operazione inevitabilmente genererebbe. Non è poco e dovranno essere tutti coperti dai clienti finali tramite le tariffe di rete.

Da notare, poi, che l’Autorità, nel citato DCO 416/2015/R/eel, ha rimarcato che la decisione finale sul tema misuratori 2G verrà presa a valle di una analisi costi/benefici (ABC!) (apppproposito….questo è un altro elemento che sembrerebbe collidere con un avvio rapido dell’eventuale piano di sostituzione). Orbene…non sarò considerato eretico se sostengo che buona parte dei benefici portati dai nuovi misuratori sono direttamente collegati proprio all’aumento della capacitazione dei clienti…..d’altra parte questa è la ragione principale alla base della discussione! Il perché è chiaro: più io cliente mi rendo conto di quanto consumo, più ci sto attendo, più energia si risparmia, meno inquinanti vengono rilasciati nell’atmosfera, meno investimenti in infrastrutture saranno necessari ecc.ecc.

Ma per raggiungere questa capacitazione (ed adempiere agli obblighi imposti dal d.lgs 102/14) è necessario un investimento così elevato? Non sarebbe come sparare ad una formica con un bazooka? Non ci sono altre strade?

E allora veniamo all’alternativa numero 2. In questo caso, si dovrebbe puntare a sviluppare fino in fondo le proposte avanzate sul tema dell’Energy Footprint (vedi DCO 186/2015/R/eel) e studiare il modo più efficace per mettere a disposizione del cliente, tramite il venditore, le informazioni sui suoi consumi che finora gli sono state virtualmente precluse (ripeto: display e attuali bollette non contano e i fatti lo dimostrano chiaramente). A questo dovrebbe essere affiancato un utilizzo massiccio dei apparecchi simil-SmartInfo (e in commercio ce ne sono già moltissimi). In una ottica di luuuuuuunghissimo periodo, si potrebbe addirittura pensare alla possibilità, di mettere a disposizione del cliente, sempre tramite l’apposita App del venditore, i dati che lo riguardano presenti nel Sistema Informatico Integrato (ma questa forse è fantascienza). I costi associati sono molto più limitati rispetto al caso precedente, mentre il risultato finale è mediamente lo stesso: il cliente risulterebbe capacitato. Di conseguenza, sotto questo secondo scenario, l’analisi ABC dei misuratori 2G potrebbe non avere un esito positivo.

E che ne sarà dei misuratori, in questa seconda opzione? Beh…è evidente che prima o poi (ma qui sarebbe più poi che prima) dovranno essere comunque sostituiti ed è quindi cosa buona e giusta iniziare subito a discuterne.

Qualora, però, si decida che la capacitazione del cliente debba avvenire tramite il venditore e con misure diciamo più soft, allora, tanto per iniziare, si avrebbe più tempo per discutere, effettuare tutte le analisi opportune, avvantaggiarsi di qualche altro sviluppo tecnologico e prendere tutte le decisioni, anche tecniche, del caso. Ad ogni modo,però, in questo scenario – e qui trova risposta il secondo interrogativo sollevato – la misura si dovrà concentrare al massimo sull’affidabilità e sulla efficienza dell’intero processo, dall’installazione del misuratore alla raccolta/validazione/messa a disposizione dei dati.  Si dovrà, cioè, puntare ad ottenere, per il maggior numero di pod possibile, il maggior numero di misure valide nel più breve tempo possibile e queste, tra l’altro, dovranno essere strutturate in modo tale da fornire un aiuto effettivo alle necessità conoscitive del cliente.

In altre parole, la misura dovrà fare la misura.

Restiamo quindi in attesa dei prossimi sviluppi sui temi qui trattati, con la (segreta?) speranza che siano presto chiariti i ruoli e i compiti che saranno affidati ai singoli soggetti in gioco.

(quanto scritto rappresenta esclusivamente il punto di vista dell’autore)

SMILE, You Are on Tutela (But It Looks Like the Free Market)!

Come esimersi dallo scrivere qualche riga su uno dei procedimenti più importanti di quello che ha tutte le carte in regola per essere ricordato come l’autunno caldo della regolazione (Off Topic…solo a settembre scadono ben 11 consultazioni!!!)?

Semplicemente, non si può! E quindi eccomi qui, incurante che la news sia un po’ passatella….ma oh…che volete…ero in vacanza! E non è che non ci abbia provato…Ho tentato di sedermi al tavolo e buttare giù qualche idea, ma mi sono immediatamente reso conto che l’impresa era al di là delle umane possibilità! Sapete come vanno queste cose…anche se lo spirito è indomito, la carne è debole…Specie dopo pranzi da 10 portate!

Ma veniamo al nostro procedimento, avviato con delibera  271/2015/R/com e nel cui ambito è stato da poco (‘nzomma…) pubblicato il DCO 421/2015/R/eel contenente gli orientamenti relativi al primo step della riforma delle tutele di prezzo, per ora limitate al settore elettrico e, in particolare, ai soli clienti finali non domestici (eventualmente con potenza impegnata > 1,5 kW).

La parte più intrigante di tutto questo sconvolgimento epocale (perché tale è, che lo si voglia o meno) è la sfida all’ultima curva tra Autorità, Ministero e i (molti) stakeholder, caratterizzata da continui sorpassi, controsorpassi, fughe solitarie e rincorse all’ultimo respiro (non fate quelle facce….è appena passato il weekend del GP di Monza!).

Che in qualche modo l’attuale ordine mondial-italiano dei mercati retail fosse destinato a cambiare, credo che tutti lo sapessimo, sotto sotto….con buona pace delle dotte analisi su cosa sono o non sono le condizioni economiche definite dall’Autorità e delle varie e variegate posizioni relative alla possibile distorsione del mercato causata dall’ingombrante presenza dell’Acquirente Unico.

Restava da vedere il come…..E non è poco!

E proprio su questo come, dopo una serie di finte, imboscate e false partenze, negli ultimi tempi sembra si stia iniziando a fare sul serio. Ma andiamo con ordine e facciamo un brevissimo riassunto delle ultime puntate:

  • Inverno 2014: ipotizzata abolizione tutela dal 2015;
  • Primavera 2015: si cambia! Ora l’abolizione è dal 2018;
  • Estate 2015: Ok ad abolizione dal 2018, ma vincolata al verificarsi di x-alla-enne condizioni, tra cui l’allineamento dei pianeti (ed il conseguente risveglio di Chtulhu che attende sognando….), sennò si aspettano altri 6 mesi (e poi altri 6, e ancora 6 e poi arrivano gli Iron Maiden)

Ci si riferisce ovviamente all’evoluzione del DDL Concorrenza, in questi giorni di nuovo in discussione presso le commissioni parlamentari. A ciò vanno poi aggiunte le numerosissime analisi, dichiarazioni, botte e risposte sul tema della tutela (e sul ruolo dell’AU) che si sono susseguite sulla stampa specializzata e non. Vedasi, ad esempio, quanto scritto da Chicco Testa (cfr. articolo su QE del 26 marzo 2014) o da Rizzo (cfr. articolo su Corsera del 5 febbraio 2014), senza contare gli immancabili giochetti di palazzo (ricordate l’emendamento fantasma sull’abolizione dell’AU e la privatizzazione del GME?).

In questo scenario a dir poco caotico, l’Autorità, per ovvi motivi, non poteva restare in disparte e, come spesso capita, ha ben deciso di non giocare di rimessa, ma di prendere l’iniziativa e attaccare gli avversari (metaforici, ovvio), ancora non organizzati e con poche idee e ben confuse in testa, con una manovra a tutto campo. Ciò, nella pratica, si traduce con la pubblicazione del DCO 421/2015/R/eel.

La strategia di fondo è abbastanza chiara: tentare di superare l’attuale sistema a prescindere di quello che si deciderà nelle segrete stanze della Ka$ta (!!1!), senza sottostare alle sue ingerenze e senza, evidentemente, andare contro la normativa vigente. Infatti, qualora il disegno dell’Autorità dovesse avere successo, si arriverebbe al fatidico 2018 (+ 6 Mesi*N) con una tutela sostanzialmente svuotata e un nuovo meccanismo di “ultima istanza” (che non contemplerà più la tutela di prezzo) per chi dovesse rimanere senza fornitore.

In quanto al metodo, nonostante le varie  opzioni analizzate, quello preferito sembra essere il “Metodo 2.A -V. 2” (il che fa molto film di fantascienzio/politico….tipo: “Dannazione John….il Comitato ha avviato il Metodo 2.A….Non possiamo fare più niente….C.J. è spacciato!!!!!).

Ciò implica una nuova architettura del mercato retail, dove nel vuoto esistente tra mercato libero e servizio di ultima istanza, viene gettato il ponte della Tutela SIMILE (Chi ha coniato l’acronimo merita il mio massimo rispetto e il conferimento della gran croce dell’ordine dei Gran Mogol, grado Rodolfo Cimino – il che, per chi sa di cosa parlo, è evidentemente un onore immenso).

Il nuovo assetto sarà quindi tripartito (un classico già a partire dall’antica Gallia):

  • Mercato Libero, a tendere unica modalità di approvvigionamento.
  • Servizio di Ultima Istanza (o come si chiamerà), che farà da materasso ai clienti troppo pigri per scegliersi un fornitore sul mercato libero e a quelli rimasti senza. La particolarità è che questo servizio, nella sua forma finale, non dovrà fornire una tutela di prezzo e, quindi, potrà essere benissimo strutturato in modo tale da  ridestare l’ignavo cliente dal suo torpore e spingerlo a darsi una mossa e trovarsi un fornitore sul mercato libero. Le condizioni economiche, comunque fissate dall’Autorità, sconteranno infatti un costo unitario maggiore delle attività di commercializzazione (causa diminuzione clienti su cui ripartire i costi), ma anche un costo della materia prima maggiore, dato che (venendo meno la tutela di prezzo) questo ricalcherà il costo spot dell’energia registrato nel periodo e, soprattutto, non comprenderà più i costi generati dalle varie coperture messe in piedi dall’AU per tutelare i clienti da possibili picchi di prezzo.
  • Tutela SIMILE (WIP), che è un cripto-omaggio al mondo anglosassone dato che rappresenta la trasposizione in energetichese della Terza Via di Blairiana memoria (né liberismo spinto, ma nemmeno una regolazione pervasiva e asfissiante).

Diamo una occhiata da vicino a questa terza via e vediamone i tratti salienti:

  • A chi è diretta? Nella prima fase sperimentale, ai soli clienti BT altri usi (eventualmente con potenza impegnata > 1,5 kW). Pochini, ma è pur sempre una sperimentazione….se tutto andrà come desiderato, la platea si amplierà.
  • Chi la offre? I venditori operanti nel mercato libero in possesso di determinate caratteristiche: (i) economico-finanziarie (no procedimenti fallimentari o simili pregressi o in corso); (ii) Gestionali (onorabilità e professionalità degli amministratori); (iii) Operative (attività connesse all’approvvigionamento e gestione clienti). I venditori, però, avranno un tetto al numero di clienti che potranno rifornire in tutela SIMILE (e la sua definizione, assolutamente non chiarita dall’Autorità, è uno dei punti centrali del nuovo assetto del mercato e dovrà tener conto anche delle modalità di definizione dello sconto – cfr. infra) e, udite-udite, sarà prevista la possibilità di rifiutare un cliente (quindi la black list uscita dalla porta rientra dalla finestra…..ecco, l’ho detto!).
  • Come? I venditori con le “carte in regola” saranno liberi di partecipare ad una procedura concorsuale (gestita da un Amministratore…magari l’AU?!). Nel caso del Metodo 2.A – V.2, poi, il processo di scelta del fornitore della tutela SIMILE da parte del cliente sarà centralizzato: i clienti accederanno ad un apposito sito, vedranno quale fornitore ha ancora capienza e attiva la fornitura. Anche l’accettazione o rifiuto sarebbero comunicate tramite il sistema centralizzato.
  • Quanto? Il fornitore, in sede i procedura di assegnazione, dovrà offrire uno sconto sulla PCV (corrispettivo previsto dalle condizioni economiche della maggior tutela a copertura dei costi di commercializzazione del servizio di vendita). A seconda del metodo adottato in queste procedure verrà poi definito il corrispettivo PCV effettivamente applicato ai clienti: quello offerto in sede di gara (nel caso Pay as Bid) oppure unico per tutti e derivante dallo sconto offerto dal fornitore aggiudicatario che ha offerto lo sconto minore (Nel caso Marginal Price). Evidentemente, ognuno dei 2 metodi crea una specifica distorsione (d’altra parte, il metodo perfetto non esiste): nel primo caso, un fornitore molto forte sul lato acquisto potrà offrire uno sconto maggiore ai potenziali clienti e accaparrarsene una larga fetta (quindi, qui sarà importante come saranno definiti i tetti massimi), mentre nel secondo caso ci sarebbero meno incentivi a “buttare il cuore oltre l’ostacolo” tramite una politica di sconto aggressiva e gli esercenti più forti lato acquisti otterrebbero margini comparativamente maggiori. Allo stesso modo, è evidente che, in teoria, lo sconto massimo che un fornitore sarà disposto ad offrire sarà pari alla differenza tra le condizioni economiche definite dall’Autorità per il servizio di maggior tutela (peraltro destinate a cambiare comunque e a diventare tendenzialmente più gravose delle attuali. Questo è un punto-chiave) e quanto riesce a risparmiare sul costo per l’approvvigionamento dell’energia rispetto all’AU (che, a condizioni rinnovate, avrà comunque il ruolo di approvvigionatore dell’ultima istanza). Ad ogni modo, mica sarà tanto facile avere sconti significativi!
  • Quando? Per un anno, non prorogabile. Poi o ti trovi un fornitore sul mercato libero o te la vedi con l’ultima istanza. Ad ogni modo, saranno introdotte ulteriori migliorie in materia di recesso dal contratto di maggior tutela, in modo da evitare qualsiasi ostacolo, anche il più piccolo, alla possibilità di passare al mercato libero.

Come vedete, rimane escluso un punto, anche di grande importanza: il PERCHÉ.

Cosa mai dovrebbe/potrebbe spingere un cliente a passare dall’attuale tutela alla Tutela SIMILE? Perché dovrebbe? Lo sconto probabilmente non potrà essere così massiccio e decisivo (rispetto anche alle novellate condizioni dell’ultima istanza) da risvegliare la voglia di cambiamento del cliente e convincerlo a passare in questa “terra di mezzo” per un solo, breve anno….con poi lo sbatti di doversi trovare una offerta sul mercato libero adatta alle sue esigenze. D’altra parte, non è nemmeno chiaro (specie nella versione V.2) come farà il cliente (esistente, non quello di nuova attivazione) ad essere perfettamente cosciente che c’è la tutela SIMILE: quali sono i metodi per pubblicizzarla?

D’altro canto, è difficile capire fino in fondo quali possano essere le motivazioni che dovrebbero guidare il fornitore: perché “sprecare” le proprie forze per offrire un forte sconto per la Tutela SIMILE, per poi magari perdere il cliente dopo poco tempo? Se si è così bravi, non vale la pena  buttarsi senza riserve sul mercato libero? Lì, almeno, non c’è la sicurezza che dopo un anno il contratto scadrà! Inoltre, potresti vendergli anche altri servizi a valore aggiunto. Allo stesso modo, sarebbe strano che il fornitore metta in piedi di sua sponte un battage  pubblicitario per promuovere la Tutela SIMILE: anche in questo caso, meglio dirottare le risorse scarse sulle proprie offerte sul mercato libero, no?

A meno che, questa Tutela SIMILE (in stretta collaborazione con la nuova metodologia di copertura dei costi sostenuti da AU per l’acquisto di energia elettrica destinata ai clienti coinvolti nella sperimentazione) non sia altro che un astuto gioco di prestigio, dove il prestigiatore distrae il pubblico facendogli guardare esattamente quello che vuole e nel frattempo il trucco è già successo altrove.

Prima di chiudere, un’ultima considerazione: se il gioco dovesse riuscire solo parzialmente, che succederà al momento della cessazione dei servizi di tutela? Passeranno tutti tranquillamente e ordinatamente in ultima istanza? Ne siamo proprio sicuri-sicuri? Mah…!

Per ora, comunque, non ci resta che aspettare.

Alla prossima puntata!

(quanto scritto rappresenta esclusivamente il punto di vista dell’autore)

Spiegare l’Energia al Pubblico: Lo Stai Facendo Male

Dopo tanti post (pseudo) tecnici, sento la necessità di passare a qualcosa di diverso.

Voglio provare anch’io, nel mio piccolo, a vendermi al mercato e venire accusato di essere diventato troppo commerciale….Proprio come le grandi rockstar!

Per inaugurare questa svolta artistica (che giustificherò con la mia necessità interiore di esplorare nuove forme di espressione, ma che in realtà è funzionale solo a rimpinguare il conto in banca in rosso per i troppi festini), mi voglio dilettare con l’analisi di un articolo pubblicato da “L’Espresso” (versione online) intitolato:

Bolletta, pagherà di più chi consuma meno

Di che parla il nostro bell’articolo? Ma della riforma della tariffa di distribuzione dell’ energia elettrica, no?! Tema attualissimo e su cui attualmente è in corso la seconda (ed ultima) consultazione, con il DCO 293/2015/R/eel.

Iniziamo la nostra scalata delle pop chart dall’inizio, ovvero dal titolo.

Che c’è di meglio di un bel titolo scandalistico a 9 colonne per stuzzicare l’attenzione del lettore distratto dal troppo caldo estivo? Cos’è che può farmi prendere dei bei like su facebook e aumentare le pagine visualizzate del mio sito?

Evidentemente, un bel titolo scandalistico a 9 colonne che prospetta nuovi e mostruosi costi per l’inerme lettore, per giunta in base ad una logica del tutto contorta e contro-deduttiva, studiata da menti diaboliche per fregarlo, senza alcuna possibilità di salvezza!

Peccato che sia completamente (e volontariamente, direi) fuori focus! Perché dire “bolletta” (quindi considerando tutto quello che c’è dentro, dalle imposte al puro costo dell’energia), quando si tratta solo dei costi di rete? Forse per aumentare ancora di più lo sdegno del lettore, che in questo modo è portato a credere che è la sua intera spesa energetica a seguire questa regola strambalata? A giudicare dai commenti dei lettori all’articolo (ma su questo ci torniamo), direi “bravi, missione compiuta!” visto che moltissimi scrivo cose del tipo” eh, allora conviene lasciare tutto acceso 24/7 così risparmio”, quanto in realtà la materia prima e le imposte continueranno ad essere addebitate come avviene oggi (quindi più consumi–>più paghi in termini assoluti. La novità è che con la riforma pagherai comparativamente di meno di quello che fai ora)!

Analizziamo il titolo passo-passo:

  • Bolletta–> Esca per le trote: Attenzione! Costi! Soldi! Euri!!!!!! Devi pagare!1!!1!! Povertà! Miseria!!!! ecc ecc….Poi, come detto, mica si poteva scrivere “costi di rete”! Eh no! suonava male, non aveva appeal…Meglio dire bollette tout court!
  • Pagherà di più chi consuma meno–> Sparata scandalistica e palesemente illogica per far infuriare a puntino il lettore: Attento lettore! i poteri forti, i politici, la Ka$$$ta, i massoni…tutti stanno gomplottando nell’ombra (e anche con l’aria condizionata, mentre tu povero schiatti di caldo) perché ti vogliono fregare!!!! Ladri!!! Corrotti!!! E giù verso i meglio improperi da osteria di porto……

Che poi fosse un titolo del tutto privo di fondamento e scritto esclusivamente per gli scopi appena detti, poco importa! Mica siamo qui per spiegare in modo chiaro e preciso cosa sta succedendo! Eh! Mica siamo Piero Angela! Qui bisogna aumentare le visualizzazioni delle pagine!

Passiamo quindi al Sommario e vediamo se qui va meglio:

“Il governo ha preparato la riforma della bolletta elettrica. Entrerà in vigore l’anno prossimo e, se non ci saranno grandi cambiamenti, causerà rincari fino a 117 euro all’anno per le famiglie che usano meno corrente. Critiche dai sostenitori delle rinnovabili: «Una marchetta per i produttori di energia fossile

Anche qui la faziosità la fa da padrone, evidentemente!

Perché dire che “il governo ha preparato la riforma (che nel titolo abbiamo visto essere stata presentata come una sorta di Robin Hood deviato) della bolletta elettrica“?! Si sta facendo della buona divulgazione o solo bassa demagogia o, peggio ancora, strumentalizzazione di argomenti tecnici per attacchi politici?

In realtà, la base di tutto è, come sempre, l’Europa e, in particolare, la Direttiva 2012/27/CE (in particolare, art.15), recepita con decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102. Quindi, al massimo, il Governo – previa delega del Parlamento contenente i limiti entro cui il Governo può muoversi e sempre in stretto rapporto con le commissioni parlamentari interessate- ha recepito nell’ordinamento italiano un “principio” stabilito in sede europea, articolandolo in modo adeguato alla situazione italiana e, “italianizzato” il “principio, ha dato mandato all’AEEGSI di concretizzarlo.

Breve analisi del Sommario:

  • Il Governo…“–> Prima cosa, individuare il colpevole…poco conta che in questo caso c’entri poco….l’importante è che sia funzionale a far montare la rabbia del cittadino.
  • “…Causerà rincari fino a 117 euro all’anno per le famiglie che usano meno corrente…”–> “Famiglie” parola chiave, ovvio! E’ proprio lei, la base della società, la cosa più sacra per l’italiano ad essere messa in pericolo. E per di più quelle più virtuose! Quelle che cercano di risparmiare e di essere attente all’ambiente! E’ evidentemente una vera e propria congiura dei poteri forti e della massoneria deviata contro i poveri ed onesti genitori ed i loro amati pargoletti! Che $chifo! Che Vergogna! Ecc. ecc…
  • “…Critiche dai sostenitori delle rinnovabili: «Una marchetta per i produttori di energia fossile“”–> Chi si cela dietro questa operazione diabolica & perversa ai danni della cittadinanza inerme e vessata? Le menti raffinatissime dei maledetti produttori di energia fossile!!!!! (Ma poi che roba sarebbe l’energia fossile?! Da qualche parte del Klondike c’è un filone di energia elettrica fossile?!) Comunque, dicevamo…Ah, si….Ecco finalmente scoperti gli altarini! I grandi manovratori sono quei maledetti produttori che vogliono far pagare di più le famiglie per il loro sporco profitto e poi le avvelenano pure con la loro “energia fossile”! Maledetti 2 volte!

Mi pare, quindi, che anche qui le cose non vadano molto bene per la buona divulgazione. Al contrario, la buona demagogia se la passa benissimo!

Vediamo l’articolo vero e proprio.

Qui le cose vanno non dico bene, ma almeno c’è un qualche segno di ripresa dato che anche se molto sbrigativamente viene detto che il tutto parte dalla EU e che la riforma vera e propria è in mano all’AEEGSI e ne riporta in maniera confusa e decontestualizzata qualche elemento e una tabella (quella della nuova redistribuzione degli oneri di sistema).

Peccato che il testo sia disseminato di sottintesi e allarmi del tutto evitabili, oltre di imprecisioni tecniche (ma questo non è un problema, si tratta di un tema molto specialistico e non è che uno deve essere per forza super esperto di tariffe per scrivere un pezzo per divulgare cosa sta succedendo sul tema!).

Senza contare i peccati di omissione (Bonus Sociale, questo sconosciuto…..)!

Ad esempio, ad apertura del pezzo, vediamo subito un fantastico parallelo tra tariffe di distribuzione EE e Tasi/Imu:

“Meno tasse sulla casa, più spese per la bolletta. Mentre il governo di Matteo Renzi promette di voler cancellare le imposte sugli immobili a partire dall’anno prossimo, c’è un’altra novità che rischia di far aumentare i costi per le famiglie. E questa, a differenza dell’eliminazione di Imu e Tasi, è già in rampa di lancio. Si tratta della riforma della bolletta dell’elettricità. Che potrà causare rincari fino a 117 euro all’anno per famiglia.”

Sottinteso abbastanza banale: Attento, che da una parte ti stanno promettendo meno tasse in un non precisato futuro e dall’altra questi ladri infami ti tolgono immediatamente ben 117€!

Ancora una volta, è un confronto che ha senso? Sono due cose paragonabili? Secondo me no! E’solo demagogia da quattro soldi, buttata in pasto al lettore per svariati motivi e, anche, perché spiegare un concetto correttamente è 1) faticoso, perché lo devi studiare e 2) noioso, perché non c’è molto “scandalo” e nei tecnicismi.

Altro pezzo interessante:

“La proposta dell’Aeegsi […] parte dall’eliminazione della progressività delle tariffa, spiegando che con questo sistema attualmente i circa 10 milioni di clienti che consumano di più «sussidiano» i quasi 20 milioni che consumano meno. Se la riforma entrerà in vigore così come proposto dall’Autorità, la situazione dovrebbe risultare capovolta. Ci guadagnerà chi consuma più elettricità e ci perderà chi ne consuma meno.” (grassetto presente nell’articolo commentato)

Un adeguato approfondimento sulla questione della sussidiazione sembrava brutto? Appesantiva l’articolo? Oppure forse avrebbe indebolito tutto l’impianto scandalistico del pezzo ed il suo “appeal” commerciale?! Dire che un AD single e sfondato di grana nella sua casa di residenza paga comparativamente meno di una famiglia monoreddito con 5 figli non era un argomento adeguato per “bastonare” la ka$$$ta?!

Oppure dire che una tariffa non più progressiva ma flat favorirebbe la diffusione di tecnologie elettriche efficienti e rispettose dell’ambiente (pompe di calore, ad esempio…mai menzionate dell’articolo)?

Oppure ancora spiegare con poche e chiare parole perché negli anni ’70 si era optato per una tariffa progressiva e perché oggi invece questa struttura è obsoleta?

Chissà…..!

Poi, da qualche parte, anche a volerla buttare lì, non ci si poteva mettere almeno un accenno al bonus sociale ed alla sua riforma (in senso espansivo) su cui l’AEEGSI si sta spendendo da tempo? Non sarebbe stato corretto, almeno per la completezza dell’informazione?

Chiudiamo con la parte relativa ai commenti degli esperti. Ovviamente, si riporta un parere positivo ed uno negativo (e questa è una cosa buona!). Peccato che il titolo del paragrafo positivo è:

LA RIFORMA? CI SARANNO PIU’ AUTO ELETTRICHE

Mentre quello del paragrafo negativo è:

PAGHERA’ CHI HA INSTALLATO IL FOTOVOLTAICO

Qual è secondo voi il messaggio più forte? E cosa penserà mai il lettore leggendo questi titoli? Anche qui, evidentemente, una analisi più dettagliata del perché e del per come oggi come oggi è il momento di superare la tariffa progressiva e di quali benefici può avere anche sull’ambiente e su alcune categorie di utenti non ci sarebbe stata bene! Avrebbe reso meno scorrevole il tutto!

E’ quindi normale e pienamente giustificabile che in fondo ad un articolo di questo tenore e strutturato ad arte per scatenare polemiche si leggano dei commenti arrabbiati contro tutto e tutti e dai quali è chiarissimo che in media i  lettori non hanno capito alcunché della riforma. Facciamo degli esempi esplicativi (anonimi, of course!):

  • Ma che c…o di riforma. Che io debba pagare il consumo di uno che tiene tutto il giorno il condizionatore acceso con le finestre aperte. Assurdo. Renzi sparati
  • Aumenti per chi consuma meno? Chi consumava di più “sussidiava” chi consumava meno e ora si capovolge la situazione? E che senso avrà più limitare i consumi? E l’inquinamento derivante da un aumento di consumi (tanto se consumo meno risparmio poco o nulla)? Questi sono pazzi. Basta con le ideologie del cavolo, questi devono andare a lavorare. Via dalla politica!!
  • Fino ad oggi avevo sempre insistito con mia moglie perchè spegnesse le luci quando abbandonava un ambiente, mi sembrava buon senso non sprecare non solo per la bolletta ma anche per l’ambiente. Mi rendo conto di avere sbagliato: i nostri illuminati governanti mi hanno aperto gli occhi… dovrò chiedere scusa a mia moglie!

Potrei andare avanti all’infinito su questo stesso tono.

E’ quindi del tutto evidente che l’articolo sia del tutto fallimentare sul piano della corretta divulgazione dei concetti chiave della riforma delle tariffe di rete e che non ha portato alcun contributo significativo per accrescere il livello di consapevolezza (di capacitamento, direbbe l’AEEGSI) dei clienti finali del mercato elettrico.

Se però lo dovessimo valutare sul metro della demagogia e della polemica facile e fine a sé stessa, non potremmo che promuoverlo a pieni voti.

Peccato che non è questo ciò che serve al Paese ed ai cittadini.

(quanto scritto rappresenta esclusivamente il punto di vista dell’autore)