Monitoraggio Attività AEEGSI – Novembre 2015

Nel mese in analisi l’attività del regolatore è stata in linea con quella del precedente mese di ottobre (62 atti Vs 60), mentre ci si attesta ad un livello decisamente superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (62 Vs. 50; +20%). A livello di cumulato, a novembre 2015 si segnala un netto allungo rispetto al mese precedente: a fine mese risultavano + 15 atti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (ad ottobre solo +3). Sarà il primo segno dello scatto finale che si avrà a dicembre?

Per quanto riguarda il mix dell’attività del regolatore, nel mese è stato molto più polarizzato del solito: dei 62 atti approvati 53 sono delibere e ben 8 i DCO (il restante atto è una memoria).

Anche a livello di settori l’attività è stata molto polarizzata: ben 25 atti sono relativi al settore EE (40%); seguono il settore gas (12 atti; 19%) e atti “Amministrativi” (tipici del periodo) (9; 15%).

Da sottolineare infine l’elevato numero dei DCO approvati (8) che fanno del mese di Novembre uno dei primi mesi in generale (secondo solo  Luglio 2015, quando ne erano stati approvati 10) per l’impegno profuso in consultazioni.

Di seguito, tabelle & grafici vari:

Diapositiva1

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(Quanto sopra rappresenta esclusivamente l’opinione dello scrivente)

Monitoraggio Attività AEEGSI – Ottobre 2015

Si, si…lo so, lo so….questo mese non ho brillato per tempestività…..però, come dice il vecchio saggio, meglio tardi che mai!

D’altra parte, come ben sa chi lavora nel settore, il periodo metà ottobre-fine dicembre è il più duro dell’anno, complici alcune raccolte dati periodiche monstre che cadono in questo periodo, come la RAB EE (DIS, MIS e COT) e, soprattutto, la famigerata RAB GAS che, dopo aver incorporato una serie di altre raccolte dati (tipo quella sull’andamento delle pose dei nuovi misuratori elettronici) ha raggiunto l’invidiato status di Moloch delle raccolte dati AEEGSI.

Se poi ci si mettono i malfunzionamenti del sito (tipo il mancato salvataggio delle singole schede dopo il caricamento massivo dei dati) e la mancanza di alcune soluzioni strettamente tecniche fondamentali (tipo il pulsante “salva tutte le schede” che eviterebbe l’enorme spreco di tempo di doverle salvare ad una ad una….), il quadro (fosco) è completo.

Oltre alle raccolte dati, però, c’è da seguire la normale attività regolatoria e di consultazione dell’Autorità. Che nel mese è si è assestata su livelli tutto sommato medi. In particolare, si nota il classico stacco rispetto a settembre (+28 atti;+47%), segno che, dopo il relax estivo, oramai il motore è nuovamente a pieno regime  e pronto per lo scatto finale, anche se forse un po’ meno rispetto a novembre 2014 rispetto a cui si registra una certa differenza di atti approvati (-12; -20%).

L’attività del regolatore si è concretizzata per lo più in delibere (52; 87% del totale), specie di tipo regolatorio (R; 25) e sanzionatorio (area molto attiva nell’ultimo periodo;13), focalizzate sui settori “classici” dell’energia elettrica e del gas (in totale, rispettivamente 25 e 10 delibere).

Anche l’attività di consultazione si è assestata su valori medi (4 DCO: +2 Vs ottobre 2015, ma -3 Vs novembre 2014), ma in questo caso non c’è un settore prevalente (2 EE, 1 Gas e 1 idr). C’è però da dire che i tempi trattati in queste consultazioni sono di primaria importanza per gli operatori, in quanto si tratta di:

  • DCO 509/2015/R/eel: Criteri per la determinazione ed aggiornamento del WACC (orientamenti finali) per le attività a rete EE/GAS (vabbeh, non c’è bisogno di commentare l’importanza di questo DCO)
  • DCO 514/R/eel:Revisione RCV/PCV (Molto atteso e delicato, anche per prossima evoluzione dei mercati retail EE)
  • DCO 515/2015/R/idr: unbundling contabile del settore idrico (che dire…Buona Fortuna!)
  • DCO 464/2015/R/eel: sviluppo selettivo investimenti per Trasmissione EE (Molto importante per Terna, of course)

Di seguito trovate le consuete tabelle e grafici con tutti i dettagli di ciò che è successo nel mese.

Ci vediamo a dicembre, con la promessa di maggiore tempestività!

(Quanto sopra rappresenta esclusivamente l’opinione dello scrivente)

Monitoraggio Attività AEEGSI – Settembre 2015

E con Settembre si conclude, oltre all’estate, il III° trimestre dell’anno e si entra diretti nel rush finale di questo 2015.

E’ quindi tempo di tirare qualche somma e fare qualche bilancio.

In Casa AEEGSI, dopo il superlavoro di giugno/luglio ed il susseguente, e del tutto giustificato, burnout di agosto, si torna piano piano alla normalità.

Nel mese sono stati approvati 32 atti (28 delibere, 3 DCO e 1 Memora). Esattamente lo stesso numero di Settembre 2014 e il 78% in più rispetto ad Agosto 2015.

In questo modo, il III trimestre 2015 si chiude con un totale cumulato di atti pari a 458. segnando un +3,4% rispetto il III trimestre 2014,  quando ci si fermò a “soli” 443 atti.

A livello di composizione degli atti, prevalgono -ovvio- le delibere (28, ovvero l’88% del totale) e, tra queste, quelle regolatorie (15; 54%) seguite da quelle diEnforcement della regolazione stessa (6; 21%).

A livello di settori, invece, questo mese la fanno da padroni i feudi storici dell’Energia Elettrica e del Gas con 10 delibere a testa, lasciando solo gli spiccioli al resto e, in particolare, all’ultimo arrivato, il sistema idrico (solo 5 delibere, per lo più di enforcement o sanzionatorie).

Per quanto concerne le consultazioni avviate nel mese, si riferiscono :

  • V° periodo regolatorio TRAS, DIS e MIS EE (DCO 446/2015/R/eel)
  • Revisione prezzi sbilanciamento a seguito annullamento delibere 342/2012, 239/2013 e 285/2013 (luglio 2012-febbraio 2015) (DCO 445/2015/R/eel
  • Revisione della componente QVD (gas) a copertura dei costi di commercializzazione (DCO 449/2015/R/gas).

Di seguito grafici e tabelle relative al mese in analisi.

(Quanto sopra rappresenta esclusivamente l’opinione dello scrivente)

Monitoraggio Attività AEEGSI – Agosto 2015 (+riassuntone mesi precedenti)

Stagione nuova, vita nuova!

Inauguriamo una nuova interessantissima rubrica mensile: il monitoraggio mensile dell’attività della nostra amata AEEGSI!

Eccitante, vero? Altro che paparazzare 4 vips cafoni che mostrano le proprie vergogne sulle spiagge più belle d’Italia e del mondo! Roba sorpassata e buona oramai solo per passare il tempo dal parrucchiere!

Volete mettere qualche curva prorompente o qualche pettorale scolpito con le maliziose delibere, le ammiccanti consultazioni o con tutto il resto del sexy armamentario regolatorio?!

Non c’è paragone!

Andiamo quindi un po’ a vedere com’è andata l’attività del nostro regolatore (che tra l’altro fra poco dovrà fare armi e bagagli e trasferirsi nella nuova sede di proprietà! Ah…che bello comprare casa e sentirla tua!) negli ultimi mesi.

Come tutti gli addetti ai lavori sapranno, per il 2015 uno degli obiettivi strategici dell’AEEGSI è superare la soglia psicologica delle 700 delibere in modo da mettersi dietro tutte le altre autorità amministrative italiane e ambire alla conquista della champion league regolatoria…..e direi che ci sta riuscendo anche piuttosto bene, dato che ad agosto 2015 siamo già a 426 delibere approvate, (ovvero 1,76 delibere/giorno, sabati, domeniche e festivi inclusi!), mentre di questi tempi nel 2014 eravamo a 411…considerando che poi l’anno si è chiuso a quota 652….il risultato è a portata di mano!).

Passiamo quindi a dare un’occhiata più da vicino ai numeri.

Dato che siamo oramai oltre la metà dell’anno e immagino che nessuno abbia la minima voglia di leggere in dettaglio cosa è successo fino ad ora, in questa fase di avvio mi limiterò ad un riassunto degli ultimi 3 mesi (giugno – agosto) .

Come vedete dall’excellsio grafico che vi riporto di seguito, nel periodo giugno-luglio l’AEEGSI ha spazzato via tutti i record precedentemente stabiliti (P.S. l’analisi continua dopo il grafico….!).

In particolare, Luglio 2015 (anche per questioni di calendario….) è stato il mese degli ultimi 3 anni (ovvero dall’inizio delle (mie) serie storiche….senza considerare che in passato la lista degli atti approvati mica veniva pubblicata puntualmente tutti i giovedì!): in cui sono stati approvati più atti regolatori: ben 95 (NOVANTACINQUE….NOVE-CINQUE…), ovvero 3/delibere giorno! Tanto per essere chiari, l’anno precedente si era raggiunta”solo”quota 85 atti (-11%) e nel lontano 2013 un misero 63 (Buuuuhhhhh).

Che dire…E’ Record!!!!!

Al contrario, Giugno era stato leggermente sottotono (forse si stavano preparando all’allungo di luglio?) rispetto ai mesi precedenti, anche se il numero degli atti approvati è in linea con quello dello stesso periodo del 2014.

Ad Agosto 2015, infine, l’Autorità ha un po’ tirato il fiato dopo la galoppata che l’ha vista protagonista in questa prima parte dell’anno. Gli atti approvati sono stati solo 18, pochini anche rispetto allo standard dei periodo regolatoriamente morti.

C’è da dire che tutti i mesi analizzati hanno come minimo comun denominatorel’altissima qualità e rilevanza degli atti approvati. Indicarli tutti sarebbe veramente eccessivo, quindi mi limiterò alle sole consultazioni (che in totale sono ben 23 in tre mesi! Solo a luglio 10….nello stesso periodo del 2014 le consultazioni sono state “solo” 16, e certamente non della stessa portata di queste), limitandomi ulteriormente citando solo quelle principali:

  • Revisione Wacc (DCO 275/2015/R/com)
  • Riforma della tariffa di rete EE (DCO 293/2015/R/eel)
  • V Periodo regolatorio regolazione tariffaria TRAS DIS MIS EE (DCO 335/2015/R/eel)
  • V Periodo regolatorio regolazione qualità TRAS DIS MIS EE (DCO 415/2015/R/eel)
  • Smart meter 2G (DCO 416/2015/R/eel)
  • 1° step della Riforma delle tutele di prezzo (DCO 421/2015/R/eel)
  • Metodo Tariffario Idrico (MTI2, la vendetta dei referendari) (DCO 406/2015/R/idr)
  • and many others…..!

Vi lascio con le tabelle di dettaglio dell’attività AEEGSI per i mesi analizzati.

Ci vediamo su questi schermi LCD il mese prossimo, all’avvio di uno degli autunni più caldi che la regolazione italiana abbia mai conosciuto (ma su questo tema ci torneremo presto, o almeno spero!).

(quanto scritto rappresenta esclusivamente il punto di vista dell’autore)

Non è la Rai, ovvero del canone in bolletta

“Ma com’è bello qui, ma com’è grande qui/ci piace troppo ma non è la Raiiiiiiiiii……”

E invece è proprio la Rai!

Nel caso specifico, lo studio buono della Lucia Annunziata, quello dove tutta la (presunta) intellighentia politica italica va a farsi bella e dal quale è solita lanciare le proprie “proposte programmatiche”….Perché costoro sanno fin troppo bene che l’italiano medio, se la domenica pomeriggio alle 14:30 è davanti alla TV, probabilmente è perché si trova in uno stato di totale disfacimento psico-fisico causato dall’eccesso di libagioni e, pertanto, le sue capacità cognitive ed il suo senso critico sono pari a quelle di un bradipo tonto (sì, vabbeh…certamente qualcuno dirà che i bradipi sono animali estremamente intelligenti….quindi preciso che si tratta di una licenza poetica) e, quindi, gli si può vendere di tutto, anche un set di pentole mondial casa (compresa la TV color 24 pollici o la pratica mountain bike), senza che questi faccia una piega.

Ed ecco che allora, proprio quando il sangue viene dirottato d’urgenza verso lo stomaco (causa doppia porzione di parmigiana di zi’ mariett’) lasciando il cervello a corto d’ossigeno e donandoti quella tipica espressione di catatonica indifferenza, la magia accade. L’annuncio inatteso ti coglie completamente alla sprovvista, le difese del tutto abbassate.

Tuttavia, sempre di Rai si parla.

Di conseguenza, anche questo annuncio, dopo la brevissima sorpresa iniziale, genera una sensazione di deja-vu, di già visto e sentito, misto a quel gusto dolciastro nazional-popolare (tipico del Festival di Sanremo ad esempio), dove tutto è formalmente ben fatto (da 7-7,5 su 10 diciamo), ma alla fine è solo mestiere, senza un vero guizzo d’arte o di genio.

L’annuncio della ferrea volontà del governo di spostare il famigerato et maximamente aborrito canone Rai (di per sé, rimasuglio di un mondo oramai morente) nella bolletta dell’energia elettrica, infatti, non sembra altro che la nuova serie di uno scemeggiato© che si protrae stancamente stagione dopo stagione, senza un vero successo di share ma con risultati comunque sufficienti a non farlo chiudere. Ovviamente, come ogni nuova stagione di qualsivoglia serie TV, ci sono delle novità, delle nuove sotto-trame e anche qualche colpo di scena, tutti strumenti necessari per solleticare la curiosità di un pubblico oramai sempre più sedato.

L’idea di base, infatti, non è originale dato che si ripete ciclicamente, l’ultima (meglio: la penultima volta) l’inverno scorso. Sappiamo tutti come andò a finire.

Ma, come detto, ogni nuova stagione porta con sé succulente novità. Di conseguenza, durante i lavori sul DdL Stabilità (oggi in discussione al Senato dopo l’approvazione in CdM) i nostri “registi” delle riforme si sono dati parecchio da fare per cercare di trovare un senso ad una proposta che un senso non ce l’ha, con risultati che però spesso rientrano nell’armamentario classico e già visto della politica italiana.

A questa categoria si può certamente ascrivere la “bella” idea della rivoluzione copernicana (del presupposto stesso per il pagamento del canone: dal fatto di avere (sostanzialmente) una TV con cui vedere la Rai, all’avere una fornitura di energia elettrica  che, in quanto tale, farebbe presumere che si ha una TV da alimentare e con cui vedere la Rai. A ciò si accompagna poi il classico “zuccherino”(strumento tipico della nostra politica) dell’autocertificazione sul possesso del citato apparecchio ricevente atto a captare le meravigliose trasmissioni del nostro servizio pubblico.

Già l’analisi di questo punto da solo richiederebbe fiumi di inchiostro (digitale, per fortuna dell’ambiente!) ma, siccome non è il mio campo, lascio l’onere e l’onore a chi conosce la materia meglio di me, non senza dire che il ragionamento mi pare quanto meno ardito, nonostante la “clausola di salvaguardia” della facilitazione prevista per certificare che non si ha la TV.

Focalizziamoci, allora, sugli impatti di questa brillante idea sul settore dell’energia elettrica.

La prima ed anche la più importante  cosa che deve essere detta e sottolineata con forza è che con questa mossa, in poche righe, si vanificano senza rimedio anni di duro lavoro, degli operatori e dell’Autorità, per rendere il mercato retail dell’energia elettrica più credibile e, quindi, più attraente per il consumatore.

Qualche frase ben assestata e….BANG!….si ritorna 10 anni e più indietro nel tempo, senza nemmeno dover prendere in prestito la DeLorean. Gli sforzi immani per rendere il più fluido possibile il cambio di fornitore o per contenere entro confini fisiologici il fenomeno dei contratti non richiesti; la fatica per definire tutta la regolazione relativa ai reclami ed alle procedure di conciliazione, la bagarre per cercare di contenere il più possibile il costo per il cliente dell’energia elettrica (lavorando su tutti i fronti possibili, dagli oneri generali fino al costo dei servizi a rete)…..tutto-perfettamente-inutile. E non ci sarà Bolletta 2.0 che regga di fronte a questa decisione!

D’altra parte, come può reagire un cliente medio nel momento in cui – di punto in bianco – si vede una bolletta maggiorata di ben € 100 (dato che a quanto pare per il 2016 si pagherà in un’unica rata)? Evidentemente, nella migliore delle ipotesi, penserà ad un grosso errore preso dal venditore. Con altrettanto evidente arrabbiatura, necessità di contattare il servizio clienti (o peggio ancora andare di persona presso uno sportello!), litigarci, per scoprire, alla fine, che è tutto corretto e deve pagare, non senza grande scorno.

Reazioni ben peggiori le avranno, però, i clienti che hanno optato per l’addebito diretto sul proprio c/c delle bollette, soprattutto in quei casi dove ciò era obbligatorio al fine di poter aderire ad un offerta sul mercato libero ritenuta vantaggiosa! Qui la distruzione della fiducia nel venditore sul mercato libero retail è totale, specie per i contratti più recenti! Quale sarà il pensiero del cliente medio quando vedrà che gli è stata direttamente addebitata una bolletta con € 100 in più? Chi o cosa lo farà desistere dal pensiero, errato, che quell’addebito sul c/c obbligatorio non fosse altro che una manovra per fregarlo alla grande?

Certo, il testo attuale dice “salvo contraria manifestazione di volontà dell’utente“…ma chi, come e quando (e con quali costi, e chi li sostiene questi costi) informa e raccoglie tale manifestazione di volontà dell’utente? E, soprattutto, fin dove si estende (temporalmente e in termini di importi) tale manifestazione? Perché, lato venditore, è evidente che l’addebito diretto in c/c è un elemento cruciale per poter proporre offerte particolarmente vantaggiose (In questo modo, infatti, si riduce di molto il rischio morosità che, quindi, non deve essere coperto dal prezzo praticato) e, di conseguenza, se tale manifestazione contraria si estendesse a tutto l’addebito (EE + Canone) e a tutte le bollette (a partire da quella contenente il canone in poi), verrebbe meno dei presupposti alla base del rapporto di fornitura. D’altra parte, se valesse per la sola bolletta contenente il canone o solo, al limite, per quest’ultimo importo, qualcuno ha pensato alle complicazioni operative e tecniche necessarie per gestire queste eccezioni? No? Ah, ecco…..!

Al grosso danno in materia di “fiducia” del cliente verso il mercato retail appena ricordato, poi, se ne affianca un altro certamente non di secondo piano. Stiamo parlando, ovviamente, dell’ulteriore contrazione degli spazi di manovra disponibili ai venditori per poter strutturare le proprie offerte commerciali.

Qui, ovviamente, siamo oltre la polemica riguardante la triste abitudine di utilizzare le bollette come un bancomat. Pratica oramai assodata, collaudata e già ampiamente criticata altrove.

Qui si vuole sottolineare come la manovra tagli le gambe al mercato retail proprio quanto, dopo mille traversie, si intravedeva ad un punto di svolta con il DDL concorrenza.

Proviamo a fare 2 conti: Trovaofferte alla mano, una famiglia tipo (3kW di potenza, 2.700 kWh/anno di consumo) in maggior tutela spende circa € 515/anno, mentre l’offerta in assoluto più vantaggiosa (in termini esclusivamente di prezzo) è di €458/anno e la media delle prime 4 offerte (ad esclusione della prima in assoluto) e di circa €477/anno. Si viaggia quindi su uno sconto compreso tra il 11% circa e il 7,5% circa su base annua.

Se aggiungiamo il canone, lo sconto % scende, su base annua, ad un range compreso tra il 9% ed il 6%….il che, anche se rappresenta lo stesso importo in termini assoluti, è certamente molto meno appetibile per il cliente finale. Si deve notare, inoltre, che la contrazione del range di sconto è, ovviamente, inversamente proporzionale al consumo del cliente.

Senza contare , poi, che il venditore dovrà organizzarsi non solo per fatturare il canone, ma per fatturarlo alle persone giuste e, per far ciò, oltre ad intervenire sui propri servizi di fatturazione, dovrà porre in essere delle attività finalizzare a incrociare i propri database con quelli di altri mille soggetti terzi (Anagrafe tributaria, AU, MiSE, Comuni, altri…per la lista completa cfr. art. 10 comma 4 dell’attuale testo) e queste attività, non so se è chiaro a chi lo ha previsto, costano tempo, fatica e, soprattutto, €uri. Allo stesso modo, anche tutte le attività finalizzate all’incasso del canone ed al suo successivo versamento a chi di dovere generano costi.

E’ evidente, allora, che se questi €uri spesi non verranno prontamente coperti in qualche modo (e  su questo punto, nel testo entrato in Senato, c’è un silenzio oltremodo assordante) il venditore, che non è una Onlus,  sarà costretto a tagliare qualcosa….tra cui, in ultimo, anche gli sconti proposti alla clientela, riducendo ancora di più le percentuali prima indicate e rendendo ancora meno attraente il passaggio al mercato retail.

Tutto questo, in definitiva, non fa che allontanare sempre di più il momento in cui saranno soddisfatti tutti i criteri previsti dall’attuale DDL per avviare la definitiva uscita dagli attuali meccanismi di tutela di prezzo, in aperta contraddizione con l’azione (appena ricordata) del Governo stesso.

Analizziamo infine un altro punto cruciale di quest’operazione: che succede se non si paga il canone in bolletta?

Beh….sostanzialmente non cambia nulla rispetto ad oggi!

L’attuale testo dell’art. 10 del DL Stabilità, infatti, prevede quanto segue

6. In caso di morosità e inadempimento del pagamento del canone, il gestore del servizio di fornitura di energia elettrica non è tenuto all’anticipazione del pagamento.

7. Resta ferma la disciplina vigente in materia di accertamento e riscossione coattiva e le disposizioni in materia di canone di abbonamento speciale per la detenzione fuori dall’ambito familiare

Quindi, il venditore nulla deve all’erario se il cliente non paga il canone addebitato in bollette, né altrettanto evidentemente può pensare di sospendere la fornitura per morosità. Al massimo, dovrà comunicare (con tempi e modi tutti da stabilire con apposito DM) i dati per effettuare il controllo sull’effettivo pagamento da parte del cliente finale EE che, dato che ha la corrente a casa, allora si presume abbia anche la TV.

I controlli e la riscossione coattiva, d’altra parte, andranno avanti con i metodi che già oggi previsti e che saranno, naturalmente, di competenza di soggetti diversi dal venditore (e ci mancherebbe altro!!!).

Tra l’altro, anche la sanzione prevista in caso di mancato pagamento del canone non viene modificata, come in un primo momento qualcuno aveva proposto (anche questa una vecchia arma della politica nostrana: mega iper multe che verranno comminate solo a pochissimi “sfigati”!)

Alla luce di ciò, mi chiedo…ma allora a che serve mettere in piedi tutto ‘sto casino, danneggiare pesantemente un settore e arrivare ad una bolletta che più che fatturare i consumi di energia elettrica sembra un mezzo per far pagare di tutto e di più  se poi alla fine non cambia sostanzialmente nulla?! E’ solo l’ennesima dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, di quanto il Principe di Salina avesse completamente ragione?

Se l’obiettivo era quello di dimezzare l’evasione dell’odiatissimo canone Rai (e se è odiatissimo un motivo ci sarà pure no…..?) non bastava riprendere in mano le regole sui controlli e sul rapporto Rai-Agenzia delle Entrate/Equitalia e dare un generale giro di vite, senza montare un nuovo caos normativo-procedurale coinvolgendo soggetti del tutto estranei al fatato mondo dello star sistem de’ no’ atri?!

Ah….ma forse in Rai erano troppo impegnati a studiare i prossimi programmi della Clerici o a definire l’allestimento del palco del prossimo Festival di Sanremo per pensare ai volgari €, così poco artistici…..meglio che ci pensi qualcun altro a queste robe, no?

quanto scritto rappresenta unicamente la posizione dell’autore

Il Mercato Elettrico Retail del Futuro: Tra Superamento Maggior Tutela, Misuratori 2G e Energy Footprint

L’autunno/inverno 2015 si sta rivelando pienamente all’altezza delle aspettative per quantità e qualità dei temi sul tavolo. Su alcuni punti dei quali, però, c’è ancora  (mi si perdonerà la franchezza) una buona dose di confusione.

Questa, se gestibile (speriamo) per chi è addentro alle segrete cose dell’energia, diventa un groviglio inestricabile per il pubblico meno avvezzo ad orientarsi nel labirinto della normativa e della regolazione del nostro settore. Di conseguenza, la stampa diciamo “generalista” ha gioco facile ad aumentare il numero di click e like acchiappati facendo qualche bel titolone ad effetto, di quelli che portano in tempo zero il suddetto cliente ad urlare improperi da scaricatore di porto e a reclamare giustizia sommaria (un esempio recente: questo articolo del Fatto Quotidiano in merito all’indagine sulla fatturazione intitolato “Bollette, Autorità energia: “Pagamenti basati su consumi presunti, servono nuovi contatori” e già che ci siete, date anche un occhio ai commenti dei lettori).

Quanto appena detto , poi, è  ancor più vero quando i temi toccano uno dei punti più sensibili degli Italiani, specie di questi tempi:la saccoccia.

Mi riferisco, evidentemente, ai 2 gemelli diversi e per giunta separati (aha….) alla nascita, allo ying e yang, alle 2 facce della stessa medaglia: la vendita, nel caso specifico in regimi di tutela di prezzo e la misura del venduto. In entrambi i casi, ci troviamo nel campo dell’energia elettrica e no, non è –ovviamente- un caso.

Come diceva il buon Drugo, però, questo è un caso molto, molto complicato. Un sacco di input e di output…….ma anche, aggiungo io, di dichiarazioni, articoli, annunci, conferenze ecc…ecc.

Cerchiamo quindi, dopo aver individuato i temi,  di mettere a fuoco cos’è che genera confusione, almeno nel sottoscritto (dato che, a differenza del Drugo, fortunatamente non rispetto un regime di droghe piuttosto rigido per mantenere la mente, diciamo, flessibile!).

Il fatto è che ci troviamo in un momento della storia del settore elettrico italiano molto particolare e, probabilmente, irripetibile: 2 aree strettamente distinte ma interdipendenti (le 2 facce della stessa medaglia, ricordate?) sono sul punto di affrontare un cambiamento epocale contemporaneamente e rischiano di portare a sovrapposizioni e/o a duplicazioni inutili e costose.

Queste  situazioni richiedono come prima cosa scelte di campo chiare, in modo da guidare il processo in corso in modo efficiente verso l’obiettivo stabilito e non subirlo passivamente.

Per iniziare, diamo un’occhiata allo scenario.

Da una parte, dopo un lungo travaglio è stato avviato un processo che porterà (prima o poi) alla creazione di un nuovo mercato elettrico (vedi dichiarazioni al convegno organizzato da I-COM in materia del 24 settembre 2015), che poco avrà da spartire con quello odierno. Questo processo è stato avviato dal DDL Concorrenza, nelle sue varie incarnazioni, ed è stato accelerato (Modello LHC) dall’Autorità con il suo DCO 421/2015/R/eel (di cui parlo qui). Occhio alle date, che sono importanti: per il DDL concorrenza la prima data utile per l’estrema unzione delle tutele è il 2018, mentre la riforma dell’Autorità potrebbe partire molto prima, già nel 2016.

Evidentemente, una delle caratteristiche di questo mercato del futuro sarà necessariamente l’affiancamento alla mera fornitura di energia di tutta una nuova serie di servizi che avranno, chiaramente, lo scopo di attrarre e, soprattutto, trattenere e fidelizzare il cliente grazie alla prospettiva di ottenere i vantaggi che ritiene di maggior valore per sé (contenimento dei costi? Sicurezza? non dover pensare alla gestione dell’energia? Altro che ora nemmeno immaginiamo?).

Quali che siano questi servizi, è praticamente certo (rectius: io sono praticamente certo!) che una delle caratteristiche base delle prossime offerte commerciali sul mercato libero sarà la possibilità, per il cliente, di tenere monitorati i propri consumi, sia “istantanei” che storici. La mia certezza deriva, tra le altre cose, anche dalla direzione in tal senso chiaramente intrapresa dall’Autorità, così come emerge dal DCO 186/2015/R/eel contenente proposte proprio sul punto appena affrontato (lì chiamato Energy Footprint). A questo si devono poi aggiungere tutti gli altri interventi inerenti in un modo o nell’altro la misura (Codice Trasporto, proposte su fatturazione ecc)

Ancora più in particolare, mi immagino offerte sul mercato libero dove il venditore concede in usufrutto gratuito uno strumento simile al celeberrimo SmartInfo (o magari lo dà in affitto…tipo a 1 o 2€ al mese…ma questo dipende dalle strategie del venditore) che, abbinato ad una App specifica per smartphone/Tablet/Pc, permette la visualizzazione dei consumi e una loro analisi approfondita, oltre alla possibilità di accedere a tutta una ulteriore serie di servizi(tra cui l’autolettura dove prevista), non ultimo dei quali la possibilità di impostare allarmi per il superamento di determinate soglie e, ovviamente, la possibilità di visualizzare “in tempo reale” come sta aumentando la bolletta (sarebbe carino una visualizzazione tipo vecchio registratore di cassa americano….con tanto di tintinnio di monete ogni kWh consumato!).

Dalla parte della misura, invece, si sta concludendo (ma resta comunque un discreto numero di anni….e questo è un elemento da non prendere troppo alla leggera) il primo giro di giostra dei misuratori elettronici (chiamiamoli 1G). Questi, come scrivevo qui, hanno certamente portato un certo vantaggio al sistema elettrico che, però, si è clamorosamente fermato ai confini del sistema stesso, senza propagarsi oltre – ovvero al cliente finale. I misuratori 1G, infatti, hanno ciccato clamorosamente l’obiettivo, fondamentale, di mettere il cliente finale nelle condizioni di conoscere il proprio consumo (E non venite a dirmi che c’è il display o che sulle bollette c’è scritto tutto, che poi mi sale il GennaroGattuso e non rispondo delle mie azioni)! Poi, per carità, hanno permesso una fatturazione basata in buona parte su dati reali (e dall’indagine sulla fatturazione si vede, specie in confronto con il gas)…..ma evidentemente se non riesci a comprendere bene come, quando e perché consumi, la bolletta resterà sempre alta, anche se ti fatturano i consumi reali……e, altrettanto evidentemente,la tua capacitazione rimarrà assai bassa, con buona pace delle disposizioni del D.lgs. 102/14 (il tormentone dell’estate energetica).

Si sta pensando quindi di avviare sin da subito (l’operatore principale pare voler partire addirittura a metà 2016, da quello che si legge sulla stampa) un nuovo giro di giostra, questa volta con il nuovo misuratore elettronico 2G, now extra crunchy e con il 100% di compliance in più agli obblighi del citato D.lgs 102/14!

I misuratori 2G, come illustrato dal DCO 416/2015/R/eel, promettono nuove e mirabolanti feature, tra cui un nuovo e rinnovato display Retina fullHD da 7” touch screen a millemilamiglioni di colori, così tra una lettura e l’altra il fortunato utente potrà anche vedersi un film o la partita della squadra del quore in streaming…..già, perché il nostro bel misuratore sarà connesso all’internet (a banda larga, ovvio!).

Scherzoni a parte (perché, nel 2015, pensare ancora al display come mezzo per capacitare il cliente evidentemente è uno scherzo), la vera innovazione di pregio portata in dote dai nuovi misuratori 2G (e che serve a rispettare quanto previsto dall’art.9 comma 3 lettera a) del d.lgs 102/14) sarebbe la separazione delle risorse tra la telegestione e la messa a disposizione di dati ai clienti e a terze parti designate dai clienti. Ciò faciliterebbe il processo di capacitazione dei cliente che, questa volta, godrebbero quindi di benefici tangibili. 

In questo caso, le date sono ancora incerte: il procedimento regolatorio è solo all’inizio, mentre quello di normazione tecnica (da quanto ne capisco) non è ancora partito. Ad ogni modo, data la delicatezza della materia, non è immaginabile fare le cose di fretta e furia. Evidentemente, le decisioni dovranno essere attentamente ponderate, soprattutto quella fondamentale e che dovrà rispondere ad un interrogativo fondamentale:

Bisogna però dire, sin da ora, che il ticket per questo nuovo giro di giostra non è esattamente a buon prezzo.

Delineato lo scenario, bisogna stabilire cos’è che genera la confusione di cui parlavo all’inizio di questo post. Il punto che, a mio parere, non è stato affrontato di petto e che genere questa confusione è:

CHI E’ CHE DEVE “CAPACITARE” IL CLIENTE FINALE?

A questa ne segue una che ne è -diciamo- il corollario:

Cos’è che chiediamo effettivamente al servizio di misura?

Proviamo a rispondere a questi quesiti.

Deve essere il distributore a dover far in modo che l’utente sia capacitato?Direi proprio di no….non è evidentemente il suo campo! Al massimo, può essere il facilitatore di questo processo di apprendimento…e non è poco!

Deve essere, allora, il venditore a svolgere questo ruolo? Ecco, già cosi iniziamo a ragionare! E’ il venditore il soggetto che ha il compito di gestire la relazione con il cliente finale ed è lui che dovrebbe far in modo che questo si capaciti…..magari godendone pure qualche beneficio, ad esempio strutturando offerte commerciali ad hoc e/o affiancando a quelle già esistenti l’opzione “energiasottocontrollo” dove si offre un apparecchio simil-SmartInfo in comodato o in affitto per un periodo temporale X, prevedendo il pagamento di una cifra Y in caso di recesso prima del termine di tale periodo. Attenzione: a ciò, come già scritto, è fondamentale affiancare una App di facile lettura/interpretazione/configurazione…senza, si ottengono gli stessi mirabolanti risultati raggiunti dai display degli attuali misuratori!

Vorrei sottolineare, inoltre, che così facendo si faciliterebbe di molto il processo che porterà al superamento delle tutele di prezzo perché (ed è una cosa di cui sono profondamente convinto), una volta che il cliente avrà strumenti adatti per capire il funzionamento del sistema, la sua partecipazione attiva al mercato sarà solo questione di tempo (e ciò a sua volta genererà la spinta per la strutturazione di offerte sempre più sofisticate da parte dei venditori e cosi via, in un gran bel processo apprendimento reciproco).

Inutile dire, poi,che questa soluzione, chiaramente opportunamente regolata dall’Autorità (specie sul tema della “natura” dei dati gestiti dagli apparecchi simil-SmartInfo e sugli obblighi in materia dei distributori/venditori ) sarebbe comunque in linea con quanto richiesto dal legislatore con il D.lgs. 102/14.

Smarcata la prima domanda, resta  allora da stabilire il “come” il venditore possa svolgere questo suo compito…..e ciò ci può anche aiutare a trovare una risposta al secondo quesito.

E’ assodato che il custode dei dati che devono essere portati all’attenzione del cliente è il distributore che, quindi, volente o nolente dovrà essere parte attiva della rivoluzione. Il problema, allora, è il come si vuole che questi dati siano resi disponibili.

Le alternative, evidentemente, sono 2:

  1. Sostituzione dell’intero parco misuratori italiano.
  2. Utilizzare sistemi meno capital intensive che sfruttino in pieno quello che già c’è.

Nel primo caso, come già detto, i costi non sono pochi: se per pura ipotesi un misuratore 2G full optional messo in opera costasse €100, ci vorrebbe un investimento di oltre € 3 miliardi per sostituire tutti i misuratori italiani! Senza considerare tutta un’altra serie di costi che questa operazione inevitabilmente genererebbe. Non è poco e dovranno essere tutti coperti dai clienti finali tramite le tariffe di rete.

Da notare, poi, che l’Autorità, nel citato DCO 416/2015/R/eel, ha rimarcato che la decisione finale sul tema misuratori 2G verrà presa a valle di una analisi costi/benefici (ABC!) (apppproposito….questo è un altro elemento che sembrerebbe collidere con un avvio rapido dell’eventuale piano di sostituzione). Orbene…non sarò considerato eretico se sostengo che buona parte dei benefici portati dai nuovi misuratori sono direttamente collegati proprio all’aumento della capacitazione dei clienti…..d’altra parte questa è la ragione principale alla base della discussione! Il perché è chiaro: più io cliente mi rendo conto di quanto consumo, più ci sto attendo, più energia si risparmia, meno inquinanti vengono rilasciati nell’atmosfera, meno investimenti in infrastrutture saranno necessari ecc.ecc.

Ma per raggiungere questa capacitazione (ed adempiere agli obblighi imposti dal d.lgs 102/14) è necessario un investimento così elevato? Non sarebbe come sparare ad una formica con un bazooka? Non ci sono altre strade?

E allora veniamo all’alternativa numero 2. In questo caso, si dovrebbe puntare a sviluppare fino in fondo le proposte avanzate sul tema dell’Energy Footprint (vedi DCO 186/2015/R/eel) e studiare il modo più efficace per mettere a disposizione del cliente, tramite il venditore, le informazioni sui suoi consumi che finora gli sono state virtualmente precluse (ripeto: display e attuali bollette non contano e i fatti lo dimostrano chiaramente). A questo dovrebbe essere affiancato un utilizzo massiccio dei apparecchi simil-SmartInfo (e in commercio ce ne sono già moltissimi). In una ottica di luuuuuuunghissimo periodo, si potrebbe addirittura pensare alla possibilità, di mettere a disposizione del cliente, sempre tramite l’apposita App del venditore, i dati che lo riguardano presenti nel Sistema Informatico Integrato (ma questa forse è fantascienza). I costi associati sono molto più limitati rispetto al caso precedente, mentre il risultato finale è mediamente lo stesso: il cliente risulterebbe capacitato. Di conseguenza, sotto questo secondo scenario, l’analisi ABC dei misuratori 2G potrebbe non avere un esito positivo.

E che ne sarà dei misuratori, in questa seconda opzione? Beh…è evidente che prima o poi (ma qui sarebbe più poi che prima) dovranno essere comunque sostituiti ed è quindi cosa buona e giusta iniziare subito a discuterne.

Qualora, però, si decida che la capacitazione del cliente debba avvenire tramite il venditore e con misure diciamo più soft, allora, tanto per iniziare, si avrebbe più tempo per discutere, effettuare tutte le analisi opportune, avvantaggiarsi di qualche altro sviluppo tecnologico e prendere tutte le decisioni, anche tecniche, del caso. Ad ogni modo,però, in questo scenario – e qui trova risposta il secondo interrogativo sollevato – la misura si dovrà concentrare al massimo sull’affidabilità e sulla efficienza dell’intero processo, dall’installazione del misuratore alla raccolta/validazione/messa a disposizione dei dati.  Si dovrà, cioè, puntare ad ottenere, per il maggior numero di pod possibile, il maggior numero di misure valide nel più breve tempo possibile e queste, tra l’altro, dovranno essere strutturate in modo tale da fornire un aiuto effettivo alle necessità conoscitive del cliente.

In altre parole, la misura dovrà fare la misura.

Restiamo quindi in attesa dei prossimi sviluppi sui temi qui trattati, con la (segreta?) speranza che siano presto chiariti i ruoli e i compiti che saranno affidati ai singoli soggetti in gioco.

(quanto scritto rappresenta esclusivamente il punto di vista dell’autore)

SMILE, You Are on Tutela (But It Looks Like the Free Market)!

Come esimersi dallo scrivere qualche riga su uno dei procedimenti più importanti di quello che ha tutte le carte in regola per essere ricordato come l’autunno caldo della regolazione (Off Topic…solo a settembre scadono ben 11 consultazioni!!!)?

Semplicemente, non si può! E quindi eccomi qui, incurante che la news sia un po’ passatella….ma oh…che volete…ero in vacanza! E non è che non ci abbia provato…Ho tentato di sedermi al tavolo e buttare giù qualche idea, ma mi sono immediatamente reso conto che l’impresa era al di là delle umane possibilità! Sapete come vanno queste cose…anche se lo spirito è indomito, la carne è debole…Specie dopo pranzi da 10 portate!

Ma veniamo al nostro procedimento, avviato con delibera  271/2015/R/com e nel cui ambito è stato da poco (‘nzomma…) pubblicato il DCO 421/2015/R/eel contenente gli orientamenti relativi al primo step della riforma delle tutele di prezzo, per ora limitate al settore elettrico e, in particolare, ai soli clienti finali non domestici (eventualmente con potenza impegnata > 1,5 kW).

La parte più intrigante di tutto questo sconvolgimento epocale (perché tale è, che lo si voglia o meno) è la sfida all’ultima curva tra Autorità, Ministero e i (molti) stakeholder, caratterizzata da continui sorpassi, controsorpassi, fughe solitarie e rincorse all’ultimo respiro (non fate quelle facce….è appena passato il weekend del GP di Monza!).

Che in qualche modo l’attuale ordine mondial-italiano dei mercati retail fosse destinato a cambiare, credo che tutti lo sapessimo, sotto sotto….con buona pace delle dotte analisi su cosa sono o non sono le condizioni economiche definite dall’Autorità e delle varie e variegate posizioni relative alla possibile distorsione del mercato causata dall’ingombrante presenza dell’Acquirente Unico.

Restava da vedere il come…..E non è poco!

E proprio su questo come, dopo una serie di finte, imboscate e false partenze, negli ultimi tempi sembra si stia iniziando a fare sul serio. Ma andiamo con ordine e facciamo un brevissimo riassunto delle ultime puntate:

  • Inverno 2014: ipotizzata abolizione tutela dal 2015;
  • Primavera 2015: si cambia! Ora l’abolizione è dal 2018;
  • Estate 2015: Ok ad abolizione dal 2018, ma vincolata al verificarsi di x-alla-enne condizioni, tra cui l’allineamento dei pianeti (ed il conseguente risveglio di Chtulhu che attende sognando….), sennò si aspettano altri 6 mesi (e poi altri 6, e ancora 6 e poi arrivano gli Iron Maiden)

Ci si riferisce ovviamente all’evoluzione del DDL Concorrenza, in questi giorni di nuovo in discussione presso le commissioni parlamentari. A ciò vanno poi aggiunte le numerosissime analisi, dichiarazioni, botte e risposte sul tema della tutela (e sul ruolo dell’AU) che si sono susseguite sulla stampa specializzata e non. Vedasi, ad esempio, quanto scritto da Chicco Testa (cfr. articolo su QE del 26 marzo 2014) o da Rizzo (cfr. articolo su Corsera del 5 febbraio 2014), senza contare gli immancabili giochetti di palazzo (ricordate l’emendamento fantasma sull’abolizione dell’AU e la privatizzazione del GME?).

In questo scenario a dir poco caotico, l’Autorità, per ovvi motivi, non poteva restare in disparte e, come spesso capita, ha ben deciso di non giocare di rimessa, ma di prendere l’iniziativa e attaccare gli avversari (metaforici, ovvio), ancora non organizzati e con poche idee e ben confuse in testa, con una manovra a tutto campo. Ciò, nella pratica, si traduce con la pubblicazione del DCO 421/2015/R/eel.

La strategia di fondo è abbastanza chiara: tentare di superare l’attuale sistema a prescindere di quello che si deciderà nelle segrete stanze della Ka$ta (!!1!), senza sottostare alle sue ingerenze e senza, evidentemente, andare contro la normativa vigente. Infatti, qualora il disegno dell’Autorità dovesse avere successo, si arriverebbe al fatidico 2018 (+ 6 Mesi*N) con una tutela sostanzialmente svuotata e un nuovo meccanismo di “ultima istanza” (che non contemplerà più la tutela di prezzo) per chi dovesse rimanere senza fornitore.

In quanto al metodo, nonostante le varie  opzioni analizzate, quello preferito sembra essere il “Metodo 2.A -V. 2” (il che fa molto film di fantascienzio/politico….tipo: “Dannazione John….il Comitato ha avviato il Metodo 2.A….Non possiamo fare più niente….C.J. è spacciato!!!!!).

Ciò implica una nuova architettura del mercato retail, dove nel vuoto esistente tra mercato libero e servizio di ultima istanza, viene gettato il ponte della Tutela SIMILE (Chi ha coniato l’acronimo merita il mio massimo rispetto e il conferimento della gran croce dell’ordine dei Gran Mogol, grado Rodolfo Cimino – il che, per chi sa di cosa parlo, è evidentemente un onore immenso).

Il nuovo assetto sarà quindi tripartito (un classico già a partire dall’antica Gallia):

  • Mercato Libero, a tendere unica modalità di approvvigionamento.
  • Servizio di Ultima Istanza (o come si chiamerà), che farà da materasso ai clienti troppo pigri per scegliersi un fornitore sul mercato libero e a quelli rimasti senza. La particolarità è che questo servizio, nella sua forma finale, non dovrà fornire una tutela di prezzo e, quindi, potrà essere benissimo strutturato in modo tale da  ridestare l’ignavo cliente dal suo torpore e spingerlo a darsi una mossa e trovarsi un fornitore sul mercato libero. Le condizioni economiche, comunque fissate dall’Autorità, sconteranno infatti un costo unitario maggiore delle attività di commercializzazione (causa diminuzione clienti su cui ripartire i costi), ma anche un costo della materia prima maggiore, dato che (venendo meno la tutela di prezzo) questo ricalcherà il costo spot dell’energia registrato nel periodo e, soprattutto, non comprenderà più i costi generati dalle varie coperture messe in piedi dall’AU per tutelare i clienti da possibili picchi di prezzo.
  • Tutela SIMILE (WIP), che è un cripto-omaggio al mondo anglosassone dato che rappresenta la trasposizione in energetichese della Terza Via di Blairiana memoria (né liberismo spinto, ma nemmeno una regolazione pervasiva e asfissiante).

Diamo una occhiata da vicino a questa terza via e vediamone i tratti salienti:

  • A chi è diretta? Nella prima fase sperimentale, ai soli clienti BT altri usi (eventualmente con potenza impegnata > 1,5 kW). Pochini, ma è pur sempre una sperimentazione….se tutto andrà come desiderato, la platea si amplierà.
  • Chi la offre? I venditori operanti nel mercato libero in possesso di determinate caratteristiche: (i) economico-finanziarie (no procedimenti fallimentari o simili pregressi o in corso); (ii) Gestionali (onorabilità e professionalità degli amministratori); (iii) Operative (attività connesse all’approvvigionamento e gestione clienti). I venditori, però, avranno un tetto al numero di clienti che potranno rifornire in tutela SIMILE (e la sua definizione, assolutamente non chiarita dall’Autorità, è uno dei punti centrali del nuovo assetto del mercato e dovrà tener conto anche delle modalità di definizione dello sconto – cfr. infra) e, udite-udite, sarà prevista la possibilità di rifiutare un cliente (quindi la black list uscita dalla porta rientra dalla finestra…..ecco, l’ho detto!).
  • Come? I venditori con le “carte in regola” saranno liberi di partecipare ad una procedura concorsuale (gestita da un Amministratore…magari l’AU?!). Nel caso del Metodo 2.A – V.2, poi, il processo di scelta del fornitore della tutela SIMILE da parte del cliente sarà centralizzato: i clienti accederanno ad un apposito sito, vedranno quale fornitore ha ancora capienza e attiva la fornitura. Anche l’accettazione o rifiuto sarebbero comunicate tramite il sistema centralizzato.
  • Quanto? Il fornitore, in sede i procedura di assegnazione, dovrà offrire uno sconto sulla PCV (corrispettivo previsto dalle condizioni economiche della maggior tutela a copertura dei costi di commercializzazione del servizio di vendita). A seconda del metodo adottato in queste procedure verrà poi definito il corrispettivo PCV effettivamente applicato ai clienti: quello offerto in sede di gara (nel caso Pay as Bid) oppure unico per tutti e derivante dallo sconto offerto dal fornitore aggiudicatario che ha offerto lo sconto minore (Nel caso Marginal Price). Evidentemente, ognuno dei 2 metodi crea una specifica distorsione (d’altra parte, il metodo perfetto non esiste): nel primo caso, un fornitore molto forte sul lato acquisto potrà offrire uno sconto maggiore ai potenziali clienti e accaparrarsene una larga fetta (quindi, qui sarà importante come saranno definiti i tetti massimi), mentre nel secondo caso ci sarebbero meno incentivi a “buttare il cuore oltre l’ostacolo” tramite una politica di sconto aggressiva e gli esercenti più forti lato acquisti otterrebbero margini comparativamente maggiori. Allo stesso modo, è evidente che, in teoria, lo sconto massimo che un fornitore sarà disposto ad offrire sarà pari alla differenza tra le condizioni economiche definite dall’Autorità per il servizio di maggior tutela (peraltro destinate a cambiare comunque e a diventare tendenzialmente più gravose delle attuali. Questo è un punto-chiave) e quanto riesce a risparmiare sul costo per l’approvvigionamento dell’energia rispetto all’AU (che, a condizioni rinnovate, avrà comunque il ruolo di approvvigionatore dell’ultima istanza). Ad ogni modo, mica sarà tanto facile avere sconti significativi!
  • Quando? Per un anno, non prorogabile. Poi o ti trovi un fornitore sul mercato libero o te la vedi con l’ultima istanza. Ad ogni modo, saranno introdotte ulteriori migliorie in materia di recesso dal contratto di maggior tutela, in modo da evitare qualsiasi ostacolo, anche il più piccolo, alla possibilità di passare al mercato libero.

Come vedete, rimane escluso un punto, anche di grande importanza: il PERCHÉ.

Cosa mai dovrebbe/potrebbe spingere un cliente a passare dall’attuale tutela alla Tutela SIMILE? Perché dovrebbe? Lo sconto probabilmente non potrà essere così massiccio e decisivo (rispetto anche alle novellate condizioni dell’ultima istanza) da risvegliare la voglia di cambiamento del cliente e convincerlo a passare in questa “terra di mezzo” per un solo, breve anno….con poi lo sbatti di doversi trovare una offerta sul mercato libero adatta alle sue esigenze. D’altra parte, non è nemmeno chiaro (specie nella versione V.2) come farà il cliente (esistente, non quello di nuova attivazione) ad essere perfettamente cosciente che c’è la tutela SIMILE: quali sono i metodi per pubblicizzarla?

D’altro canto, è difficile capire fino in fondo quali possano essere le motivazioni che dovrebbero guidare il fornitore: perché “sprecare” le proprie forze per offrire un forte sconto per la Tutela SIMILE, per poi magari perdere il cliente dopo poco tempo? Se si è così bravi, non vale la pena  buttarsi senza riserve sul mercato libero? Lì, almeno, non c’è la sicurezza che dopo un anno il contratto scadrà! Inoltre, potresti vendergli anche altri servizi a valore aggiunto. Allo stesso modo, sarebbe strano che il fornitore metta in piedi di sua sponte un battage  pubblicitario per promuovere la Tutela SIMILE: anche in questo caso, meglio dirottare le risorse scarse sulle proprie offerte sul mercato libero, no?

A meno che, questa Tutela SIMILE (in stretta collaborazione con la nuova metodologia di copertura dei costi sostenuti da AU per l’acquisto di energia elettrica destinata ai clienti coinvolti nella sperimentazione) non sia altro che un astuto gioco di prestigio, dove il prestigiatore distrae il pubblico facendogli guardare esattamente quello che vuole e nel frattempo il trucco è già successo altrove.

Prima di chiudere, un’ultima considerazione: se il gioco dovesse riuscire solo parzialmente, che succederà al momento della cessazione dei servizi di tutela? Passeranno tutti tranquillamente e ordinatamente in ultima istanza? Ne siamo proprio sicuri-sicuri? Mah…!

Per ora, comunque, non ci resta che aspettare.

Alla prossima puntata!

(quanto scritto rappresenta esclusivamente il punto di vista dell’autore)

Spiegare l’Energia al Pubblico: Lo Stai Facendo Male

Dopo tanti post (pseudo) tecnici, sento la necessità di passare a qualcosa di diverso.

Voglio provare anch’io, nel mio piccolo, a vendermi al mercato e venire accusato di essere diventato troppo commerciale….Proprio come le grandi rockstar!

Per inaugurare questa svolta artistica (che giustificherò con la mia necessità interiore di esplorare nuove forme di espressione, ma che in realtà è funzionale solo a rimpinguare il conto in banca in rosso per i troppi festini), mi voglio dilettare con l’analisi di un articolo pubblicato da “L’Espresso” (versione online) intitolato:

Bolletta, pagherà di più chi consuma meno

Di che parla il nostro bell’articolo? Ma della riforma della tariffa di distribuzione dell’ energia elettrica, no?! Tema attualissimo e su cui attualmente è in corso la seconda (ed ultima) consultazione, con il DCO 293/2015/R/eel.

Iniziamo la nostra scalata delle pop chart dall’inizio, ovvero dal titolo.

Che c’è di meglio di un bel titolo scandalistico a 9 colonne per stuzzicare l’attenzione del lettore distratto dal troppo caldo estivo? Cos’è che può farmi prendere dei bei like su facebook e aumentare le pagine visualizzate del mio sito?

Evidentemente, un bel titolo scandalistico a 9 colonne che prospetta nuovi e mostruosi costi per l’inerme lettore, per giunta in base ad una logica del tutto contorta e contro-deduttiva, studiata da menti diaboliche per fregarlo, senza alcuna possibilità di salvezza!

Peccato che sia completamente (e volontariamente, direi) fuori focus! Perché dire “bolletta” (quindi considerando tutto quello che c’è dentro, dalle imposte al puro costo dell’energia), quando si tratta solo dei costi di rete? Forse per aumentare ancora di più lo sdegno del lettore, che in questo modo è portato a credere che è la sua intera spesa energetica a seguire questa regola strambalata? A giudicare dai commenti dei lettori all’articolo (ma su questo ci torniamo), direi “bravi, missione compiuta!” visto che moltissimi scrivo cose del tipo” eh, allora conviene lasciare tutto acceso 24/7 così risparmio”, quanto in realtà la materia prima e le imposte continueranno ad essere addebitate come avviene oggi (quindi più consumi–>più paghi in termini assoluti. La novità è che con la riforma pagherai comparativamente di meno di quello che fai ora)!

Analizziamo il titolo passo-passo:

  • Bolletta–> Esca per le trote: Attenzione! Costi! Soldi! Euri!!!!!! Devi pagare!1!!1!! Povertà! Miseria!!!! ecc ecc….Poi, come detto, mica si poteva scrivere “costi di rete”! Eh no! suonava male, non aveva appeal…Meglio dire bollette tout court!
  • Pagherà di più chi consuma meno–> Sparata scandalistica e palesemente illogica per far infuriare a puntino il lettore: Attento lettore! i poteri forti, i politici, la Ka$$$ta, i massoni…tutti stanno gomplottando nell’ombra (e anche con l’aria condizionata, mentre tu povero schiatti di caldo) perché ti vogliono fregare!!!! Ladri!!! Corrotti!!! E giù verso i meglio improperi da osteria di porto……

Che poi fosse un titolo del tutto privo di fondamento e scritto esclusivamente per gli scopi appena detti, poco importa! Mica siamo qui per spiegare in modo chiaro e preciso cosa sta succedendo! Eh! Mica siamo Piero Angela! Qui bisogna aumentare le visualizzazioni delle pagine!

Passiamo quindi al Sommario e vediamo se qui va meglio:

“Il governo ha preparato la riforma della bolletta elettrica. Entrerà in vigore l’anno prossimo e, se non ci saranno grandi cambiamenti, causerà rincari fino a 117 euro all’anno per le famiglie che usano meno corrente. Critiche dai sostenitori delle rinnovabili: «Una marchetta per i produttori di energia fossile

Anche qui la faziosità la fa da padrone, evidentemente!

Perché dire che “il governo ha preparato la riforma (che nel titolo abbiamo visto essere stata presentata come una sorta di Robin Hood deviato) della bolletta elettrica“?! Si sta facendo della buona divulgazione o solo bassa demagogia o, peggio ancora, strumentalizzazione di argomenti tecnici per attacchi politici?

In realtà, la base di tutto è, come sempre, l’Europa e, in particolare, la Direttiva 2012/27/CE (in particolare, art.15), recepita con decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102. Quindi, al massimo, il Governo – previa delega del Parlamento contenente i limiti entro cui il Governo può muoversi e sempre in stretto rapporto con le commissioni parlamentari interessate- ha recepito nell’ordinamento italiano un “principio” stabilito in sede europea, articolandolo in modo adeguato alla situazione italiana e, “italianizzato” il “principio, ha dato mandato all’AEEGSI di concretizzarlo.

Breve analisi del Sommario:

  • Il Governo…“–> Prima cosa, individuare il colpevole…poco conta che in questo caso c’entri poco….l’importante è che sia funzionale a far montare la rabbia del cittadino.
  • “…Causerà rincari fino a 117 euro all’anno per le famiglie che usano meno corrente…”–> “Famiglie” parola chiave, ovvio! E’ proprio lei, la base della società, la cosa più sacra per l’italiano ad essere messa in pericolo. E per di più quelle più virtuose! Quelle che cercano di risparmiare e di essere attente all’ambiente! E’ evidentemente una vera e propria congiura dei poteri forti e della massoneria deviata contro i poveri ed onesti genitori ed i loro amati pargoletti! Che $chifo! Che Vergogna! Ecc. ecc…
  • “…Critiche dai sostenitori delle rinnovabili: «Una marchetta per i produttori di energia fossile“”–> Chi si cela dietro questa operazione diabolica & perversa ai danni della cittadinanza inerme e vessata? Le menti raffinatissime dei maledetti produttori di energia fossile!!!!! (Ma poi che roba sarebbe l’energia fossile?! Da qualche parte del Klondike c’è un filone di energia elettrica fossile?!) Comunque, dicevamo…Ah, si….Ecco finalmente scoperti gli altarini! I grandi manovratori sono quei maledetti produttori che vogliono far pagare di più le famiglie per il loro sporco profitto e poi le avvelenano pure con la loro “energia fossile”! Maledetti 2 volte!

Mi pare, quindi, che anche qui le cose non vadano molto bene per la buona divulgazione. Al contrario, la buona demagogia se la passa benissimo!

Vediamo l’articolo vero e proprio.

Qui le cose vanno non dico bene, ma almeno c’è un qualche segno di ripresa dato che anche se molto sbrigativamente viene detto che il tutto parte dalla EU e che la riforma vera e propria è in mano all’AEEGSI e ne riporta in maniera confusa e decontestualizzata qualche elemento e una tabella (quella della nuova redistribuzione degli oneri di sistema).

Peccato che il testo sia disseminato di sottintesi e allarmi del tutto evitabili, oltre di imprecisioni tecniche (ma questo non è un problema, si tratta di un tema molto specialistico e non è che uno deve essere per forza super esperto di tariffe per scrivere un pezzo per divulgare cosa sta succedendo sul tema!).

Senza contare i peccati di omissione (Bonus Sociale, questo sconosciuto…..)!

Ad esempio, ad apertura del pezzo, vediamo subito un fantastico parallelo tra tariffe di distribuzione EE e Tasi/Imu:

“Meno tasse sulla casa, più spese per la bolletta. Mentre il governo di Matteo Renzi promette di voler cancellare le imposte sugli immobili a partire dall’anno prossimo, c’è un’altra novità che rischia di far aumentare i costi per le famiglie. E questa, a differenza dell’eliminazione di Imu e Tasi, è già in rampa di lancio. Si tratta della riforma della bolletta dell’elettricità. Che potrà causare rincari fino a 117 euro all’anno per famiglia.”

Sottinteso abbastanza banale: Attento, che da una parte ti stanno promettendo meno tasse in un non precisato futuro e dall’altra questi ladri infami ti tolgono immediatamente ben 117€!

Ancora una volta, è un confronto che ha senso? Sono due cose paragonabili? Secondo me no! E’solo demagogia da quattro soldi, buttata in pasto al lettore per svariati motivi e, anche, perché spiegare un concetto correttamente è 1) faticoso, perché lo devi studiare e 2) noioso, perché non c’è molto “scandalo” e nei tecnicismi.

Altro pezzo interessante:

“La proposta dell’Aeegsi […] parte dall’eliminazione della progressività delle tariffa, spiegando che con questo sistema attualmente i circa 10 milioni di clienti che consumano di più «sussidiano» i quasi 20 milioni che consumano meno. Se la riforma entrerà in vigore così come proposto dall’Autorità, la situazione dovrebbe risultare capovolta. Ci guadagnerà chi consuma più elettricità e ci perderà chi ne consuma meno.” (grassetto presente nell’articolo commentato)

Un adeguato approfondimento sulla questione della sussidiazione sembrava brutto? Appesantiva l’articolo? Oppure forse avrebbe indebolito tutto l’impianto scandalistico del pezzo ed il suo “appeal” commerciale?! Dire che un AD single e sfondato di grana nella sua casa di residenza paga comparativamente meno di una famiglia monoreddito con 5 figli non era un argomento adeguato per “bastonare” la ka$$$ta?!

Oppure dire che una tariffa non più progressiva ma flat favorirebbe la diffusione di tecnologie elettriche efficienti e rispettose dell’ambiente (pompe di calore, ad esempio…mai menzionate dell’articolo)?

Oppure ancora spiegare con poche e chiare parole perché negli anni ’70 si era optato per una tariffa progressiva e perché oggi invece questa struttura è obsoleta?

Chissà…..!

Poi, da qualche parte, anche a volerla buttare lì, non ci si poteva mettere almeno un accenno al bonus sociale ed alla sua riforma (in senso espansivo) su cui l’AEEGSI si sta spendendo da tempo? Non sarebbe stato corretto, almeno per la completezza dell’informazione?

Chiudiamo con la parte relativa ai commenti degli esperti. Ovviamente, si riporta un parere positivo ed uno negativo (e questa è una cosa buona!). Peccato che il titolo del paragrafo positivo è:

LA RIFORMA? CI SARANNO PIU’ AUTO ELETTRICHE

Mentre quello del paragrafo negativo è:

PAGHERA’ CHI HA INSTALLATO IL FOTOVOLTAICO

Qual è secondo voi il messaggio più forte? E cosa penserà mai il lettore leggendo questi titoli? Anche qui, evidentemente, una analisi più dettagliata del perché e del per come oggi come oggi è il momento di superare la tariffa progressiva e di quali benefici può avere anche sull’ambiente e su alcune categorie di utenti non ci sarebbe stata bene! Avrebbe reso meno scorrevole il tutto!

E’ quindi normale e pienamente giustificabile che in fondo ad un articolo di questo tenore e strutturato ad arte per scatenare polemiche si leggano dei commenti arrabbiati contro tutto e tutti e dai quali è chiarissimo che in media i  lettori non hanno capito alcunché della riforma. Facciamo degli esempi esplicativi (anonimi, of course!):

  • Ma che c…o di riforma. Che io debba pagare il consumo di uno che tiene tutto il giorno il condizionatore acceso con le finestre aperte. Assurdo. Renzi sparati
  • Aumenti per chi consuma meno? Chi consumava di più “sussidiava” chi consumava meno e ora si capovolge la situazione? E che senso avrà più limitare i consumi? E l’inquinamento derivante da un aumento di consumi (tanto se consumo meno risparmio poco o nulla)? Questi sono pazzi. Basta con le ideologie del cavolo, questi devono andare a lavorare. Via dalla politica!!
  • Fino ad oggi avevo sempre insistito con mia moglie perchè spegnesse le luci quando abbandonava un ambiente, mi sembrava buon senso non sprecare non solo per la bolletta ma anche per l’ambiente. Mi rendo conto di avere sbagliato: i nostri illuminati governanti mi hanno aperto gli occhi… dovrò chiedere scusa a mia moglie!

Potrei andare avanti all’infinito su questo stesso tono.

E’ quindi del tutto evidente che l’articolo sia del tutto fallimentare sul piano della corretta divulgazione dei concetti chiave della riforma delle tariffe di rete e che non ha portato alcun contributo significativo per accrescere il livello di consapevolezza (di capacitamento, direbbe l’AEEGSI) dei clienti finali del mercato elettrico.

Se però lo dovessimo valutare sul metro della demagogia e della polemica facile e fine a sé stessa, non potremmo che promuoverlo a pieni voti.

Peccato che non è questo ciò che serve al Paese ed ai cittadini.

(quanto scritto rappresenta esclusivamente il punto di vista dell’autore)

(Gare) Gas Wars: Episodio 3 La Vendetta dei TEE

Oggi un post veloce-veloce per celebrare degnamente la pubblicazione in gazzetta ufficiale del DM 20 maggio 2015 n. 106 che aggiunge un ulteriore tassello (certamente non l’ultimo) ad uno degli argomenti più caldi di questa torrida estate italiana!

Dove eravamo rimasti? Ah, già…. gli atleti sono ai blocchi di partenza….tutto lo stadio trattiene il fiato….lo starter sta per tirare il grilletto…BANG!!!!

Ma nessuno parte.

Gli spettatori si guardano intorno stupiti, così come i giudici. Ci si accorge che c’è qualcosa che non quadra in tutto ciò….qualcosa di sbagliato….ma cosa? Non riescono a capirlo, ma sanno che è così.

Aiutiamoli a vederci chiaro.

Innanzitutto, ancora nessuno degli atleti ha (ancora) ben chiaro quali sono le regole del gioco. E trovarsi alla momento culminante della propria carriera sportiva, proprio lì dove da bambino sognavi di essere, a fare ciò per cui ti sei preparato per anni e anni e non sapere se dovrai disputare i 100 metri piani o i 10.000 siepi è un problema di non secondaria importanza!

Ad esempio, uno dei  tanti dettagli (dove, come tutti sanno, al diavolo piace nascondersi) ancora da chiarire completamente (anche se – ahimè -si tratta più che semplici sospetti) potrebbe essere quello relativo agli investimenti in efficienza energetica da offrire in sede di gara.

Il nuovo articolo 8 comma 6 ed il suo degno compare, l’articolo 13 comma 1 lettera e), che trattano il tema sono piuttosto ambigui…dicono e non dicono, fanno intendere ma non del tutto….ma procediamo con calma.

Il meccanismo base dei TEE è noto e rimane sostanzialmente immutato: in sede di gara, insieme a sconti, canoni, piani di sviluppo e chi più ne ha più ne metta, si può fare anche una offerta su investimenti di efficienza energetica, idonei a generare TEE (addizionali rispetto agli obblighi già esistenti). Il valore dei TEE, adeguatamente valorizzato, è quindi anticipato annualmente (e proporzionalmente) agli Enti  concedenti e a fronte di ciò i titoli sono dell’operatore.

Inoltre, i nuovi articoli intervengono sulla questione del chi paga, precedentemente lasciata un po’ all’immaginazione dei lettori. La nuova versione del DM sul tema è molto più chiaro: il contributo tariffario riconosciuto è solo del 50%, una cifra molto Salomonica e democristiana, ma forse…chissà…dopo il 2016 si potrebbe arrivare al 100% nel caso ci siano n situazioni favorevoli, tra cui l’allineamento dei pianeti del sistema solare. Non è una soluzione che mi vede particolarmente favorevole (si tratta sempre di interventi che vanno a migliorare l’efficienza energetica del paese e che aiuterebbero ad addirittura superare gli obblighi esistenti e questo, dato l’attuale “semtiment” sui temi ambientali, non è male!), ma tant’è…..

Passiamo a vedere un po’ che succede al nostro distributore.

Nella gara che hai vinto hai offerto X TEE aggiuntivi e ogni anno, puntuale come un orologio svizzero (no, Novi), devi anticiparne il valore agli enti concedenti ma, a fronte di tali versamenti, i titoli sono di tua proprietà.

Bene, ora non ti resta che procurati i titoli necessari per dimostrare che sei stato ligio al dovere! Sostanzialmente, hai 2 alternative:

  1. Realizzi i progetti promessi, ma questa era facile;
  2. NOVITA ESTATE 2015! Qualora non hai modo per x motivi di fare gli investimenti promessi, puoi sempre comprare da terzi i certificati che ti servono. Pagando, naturalmente…ma in una normale economia di mercato non è mica una cosa così strana!

Tutto bene, direte voi…..E invece no!

Perché poi c’è un inghippo!

Il Dm infatti demanda al GSE (e chi altro, sennò?!) di predisporre le apposite procedure  “[…] operative per la valutazione, certificazione ed annullamento (parola chiave!) su base annuale dei risparmi associati agli interventi di efficienza energetica che possono essere utilizzati dal distributore d’ambito per l’assolvimento dell’obbligo assunto in sede di gara […]”.

Vediamo un po’ dove ci porta tutto ciò:

  • Nel caso realizzassi i progetti: 1) anticipo l’importo previsto per quell’anno agli enti concedenti; 2) realizzo il progetto e ne sostengo i costi;3) ottengo i TEE generati da quel progetto; 4) li porto dal GSE che deve verificare che abbia rispettato quanto offerto in gara; 5) Il GSE mi annulla i titoli; 6) prendo il contributo tariffario, ma solo al 50%!
  • Nel caso dovessi comprare i titoli: 1) anticipo l’importo previsto per quell’anno agli enti concedenti; 2) compro (e pago) i certificati verdi da un soggetto terzo;3) li porto dal GSE che deve verificare che abbia rispettato quanto offerto in gara; 4) Il GSE mi annulla i titoli; 5) prendo il contributo tariffario, ma solo al 50%!

Ergo, in entrambi i casi c’è qualcosa che non torna!

  • Nel primo caso, sostengo i costi del progetto, ma mi rientra solo il 50% del contributo tariffario
  • Nel secondo caso è come se pagassi i titoli 2 volte (e me li rimborsassero mezza)!

Questo perché, anche se i titoli sono di mia proprietà, io non posso venderli nel mercato perché il GSE, nel verificare che abbia rispettato l’obiettivo offerto in gara, me li annulla!

Evidentemente, la cosa ha (molto) poco senso ed è contraria, oltre che alla logica ed al buon senso, anche alle finalità dell’intera riforma del settore della distribuzione del gas in materia di efficienza energetica.

Che era di incentivarne gli investimenti e, quindi, migliorare l’ambiente, non uccidere di oneri gli operatori. Tra l’altro, senza uno scopo specifico!

Anche perché (e qui c’è l’assurdità definitiva) in questa situazione agli enti locali converrebbe che l’operatore fosse in perenne (e forte) ritardo nella realizzazione dei progetti! Infatti, in questo caso, l’operatore oltre all’anticipo deve pagare anche una penale (che resta all’Ente) e poi anche realizzare il progetto. D’altra parte, questa situazione non favorirebbe nemmeno i soggetti terzi, potenziali venditori di TEE: se la penale è sufficientemente bassa, conviene pagarla, non comprare TEE da terzi e realizzare più avanti il progetto!

Di conseguenza, il GSE, nello scrivere le sue procedure, dovrebbe cercare di far rivivere l’iniziale ardore della ratio di tutta la riforma, evidentemente oramai seppellita sotto le successive sovrastrutture che le sono state buttate addosso,  e risolvere, in via indiretta, tutti i grovigli creati dalle eccessive stratificazioni geologico-normative che si sono succedute negli anni.

(quanto scritto rappresenta esclusivamente il punto di vista dell’autore)

Gare Gas: On Your Marks…

Sera d’estate.

Lo stadio olimpico è gremito all’inverosimile.

La tensione nell’aria è palpabile, l’atmosfera elettrica.

Diverse false partenze hanno finito per esasperare gli animi.

Gli atleti si aggirano nervosamente intorno ai blocchi di partenza. Leopardi in Gabbia. Muscoli tesi come corde di violino, simili a statue bronzee di antichi guerrieri sotto il lieve velo di sudore. Sono coscienti che per alcuni di loro questa sarà l’ultima gara e che in ballo c’è la propria sopravvivenza.

Vogliono vincere. Devono vincere.

Migliaia di occhi sono rivolti verso la pista, il tenue bagliore azzurrato delle fotocamere e degli smartphone rende tutto così curiosamente alieno.

On your marks….

Oramai ci siamo, le gare gas stanno per partire (o almeno dovrebbero, condizionale sempre d’obbligo su questo tema!): l’aggiornamento del vecchio DM 226/11 (volgarmente detto “regolamento gare”) è oramai una realtà, così come alcuni chiarimenti chiesti tanto all’Autorità, che al Ministero sulla corretta interpretazione/applicazione sia della regolazione tariffaria che della normativa.

Posizionandosi sui blocchi di partenza, però, per un attimo sembra come se un pensiero (malevolo) attraversi la mente dei concorrenti: non è che la ratio iniziale dell’intero progetto sia stata lentamente, ma inesorabilmente, erosa dal succedersi delle ondate di istanze avanzate dagli enti locali?

Dal paradigma “gare gas come driver maggior qualità di servizio e contro l’uso simil-bancomat attuale” sembrerebbe che si è arrivati ad un paradigma ibrido: “va bene anche un po’ meno qualità, ma dateci qualche euro in più!”.

…..Get Set……

Diamogli quindi una occhiata, a  queste novità…..e vediamo se almeno i punti-chiave sono chiari.

Iniziamo col dire che alcune non sono delle vere e proprie novità, dato che il Decreto Interministeriale 20 maggio 2015 si limita semplicemente ad incorporare (e a coordinare) nel DM 226/11 una serie di evoluzioni – ma anche una notevole serie di veri e propri “strappi” – normative successive a tale decreto. In questo modo, naturalmente, acquisiscono una “dignità” diversa e maggiore…ma resta il fatto che non si tratta di vere novità!

Ad ogni modo, sul alcuni temi il “nuovo” regolamento gare esce rafforzato da questo primo tagliando.

Ad esempio, il processo di scelta della stazione appaltante è reso più semplice grazie alla previsione di una maggioranza qualificata (due terzi dei comuni appartenenti all’ambito che rappresentino almeno i due terzi dei punti di riconsegna dell’ambito) e quindi si pone un freno alla litigiosità o alla inazione degli enti coinvolti in questo processo. (N.B. questa maggioranza è anche quella ora richiesta per la risoluzione del contratto. N.B.B. la nuova formulazione non prevede più la risoluzione contrattuale “In caso di gravi e reiterate inadempienze al contratto di servizio”, ma cita l’art. 1455 CC: “Il contratto non si può risolvere se l’inadempimento di una delle parti ha scarsa importanza, avuto riguardo all’interesse dell’altra” che non è esattamente lo stesso (almeno credo!)).

Sulla stessa lunghezza d’onda la previsione che ora sia la stazione appaltante stessa a muoversi autonomamente per raccogliere i dati necessari per la redazione del bando di gara, in caso di inerzia degli enti direttamente responsabili.

Da citare poi anche le previsioni volte a favorire (da un punto puramente amministrativo-burocratico, però….) lo svolgimento di gare congiunte per ambiti confinanti: in questo caso, “comanda” la scadenza più lontana per la pubblicazione, con la contropartita che a “comandare” per la formalizzazione del “matrimonio” e la relativa scelta de della stazione appaltante sia il termine più ravvicinato. Direi che ragionamento non fa una piega, no?! Certo, qualche incentivo più sostanzioso non sarebbe stato malvagio, ma forse non sarebbe stato visto di buon occhio da una parte degli stakeholder.

Alla fine, è positiva anche la definizione di un meccanismo preciso per l’erogazione della una tantum: pagano in anticipo i gestori uscenti dell’ambito in ragione dei pdr che gestiscono e vengono rimborsati dal gestore entrante con tanto di interessi. Poi il tutto viene riversato in tariffa e nei 12 anni di gestione l’entrante dovrebbe rientrate di tutto quanto.

Il “sistema”,poi, sarà felice del fatto che ora nel bando andranno chiariti i principali punti di divergenza tra Stazione Appaltante e gestori uscenti del valore di rimborso, nonché su particolari metodologie di calcolo adottate. In questo modo, almeno, chi decide di partecipare alla gara ha ben chiaro in cosa si sta andando a ficcare e non se ne potrà lamentare dopo. Anche se la vedo difficile come misura definitiva anti-contenziosi!

Anche la specificazione del regime a cui saranno sottoposti gli “sconfinamenti” merita il pollice all’insù dato che tutto quello che serve a chiarire e a meglio definire alcune particolarità del servizio ha come effetto la contrazione dei costi di transazione e, quindi, un aumento del benessere generale (proprio in via di questo principio non sono d’accordissimo con l’eccezione possibile per gli sconfini con meno di 30 pdr…non era meglio avere una regola univoca?!).

Stessa considerazione sulla previsione (abbastanza ovvia, a dire il vero) che in caso di delta VIR-RAB negativo, lo si considera pari a 0 per il calcolo dello sconto da offrire in sede di gara! (peccato, però….sarebbe stato interessante fare offerte di sconti aumentando i prezzi!).

Ad un certo punto, però, dopo tutta questa positività, arrivano i dolori. Specie per gli operatori.

L’articolo 5, croce e delizia di tutti i soggetti coinvolti e un po’ il cuore del regolamento, è statoinfatti pesantemente rimaneggiato.

C’è, ovviamente, l’entrata trionfale (con tanto di fanfara) nel regolamento gare delle Linee Guida per il calcolo del valore di rimborso (ove queste devono essere applicate….ma la casistica è decisamente ampia…basta aver chiuso i documenti contrattuali in una data sbagliata data sbagliata o aver inserito un riferimento al celebre Regio Decreto e un passaggio poco chiaro su come applicare il metodo o un prezziario non ritenuto idoneo e zack….entrano in gioco (almeno in parte) le linee guida!). L’applicazione delle Linee Guida, ovviamente, si porta dietro tutte le criticità ben note agli operatori e già discusse allo sfinimento:i Prezziari e prezzi da utilizzare (il DM 226/11 prevedeva una precisa gerarchia e nulla diceva sulla congruità dei prezzi riportati, mentre le Linee Guida subordinano l’applicabilità alla congruità dei prezzi. Altro esempio: il prezzo delle opere speciali, prima derivante dai prezzi di mercato più recenti e non specificato puntualmente, ora è puntualmente specificato), il celeberrimo 13% di spese generali (prima aggiunte se non già esplicitamente considerati nel prezzo e ora  aggiunte solo se nel prezzo non è già considerata una % a copertura delle spese generali maggiore o uguale al 13%, anche se la descrizione di queste spese non dovesse comprendere tutte le casistiche previste dalla norma…senza contare che le spese generali di cui si tratta sono quelle del distributore, mica quelle del soggetto che deve effettuare i lavori!), la questione dell’utile d’impresa (10%) (va bene essere contro il profitto, ma qui si esagera! E’ abbastanza ovvio che chi il lavoro lo esegue poi voglia guadagnarci qualcosa….e se si deve calcolare il costo di ricostruzione a nuovo di un impianto, questo piccolo fatto deve essere considerato!). Per completezza, ricordiamo anche l’inghippo della sicurezza intrinseca e della valorizzazione dei misuratori non conformi. 

Altra (non) novità decisamente “dolorosa” è decisamente “controversa” è certamente la deduzione dei contributi privati per il calcolo del valore di rimborso. Il tema è notissimo agli addetti ai lavori e ne avevo già parlato in un precedente post (Gare Gas, ovvero l’applicazione specifica di difetti generali) ma dato che questo meccanismo è entrato ufficialmente nel regolamento, non ci si può esimere dal ribadirne ancora una volta l’assurdità! I contributi, infatti, erano già stati considerati al momento dell’offerta che ha poi portato all’affidamento del servizio e contarli ancora significa contarli 2 volte. Unico risultato: diminuzione del valore di rimborso. Chi ci guadagna? Ovviamente non i gestori che lasciano certe località; d’altra parte non ci guadagna nemmeno lo Stato: bassi valori di rimborso=basse tasse e balzelli vari (tassazione plusvalenze, ad esempio); le stazioni appaltanti e gli enti concedenti hanno tutto da perdere da questo approccio….quindi, come dicevano i latini, Cui Prodest? I cittadini, ad onor del vero, qualcosa pure ottengono, ma è veramente una vittoria di Pirro, data l’ingiustizia inflitta agli operatori. Ad ogni modo, alla fine, i soggetti coinvolti nelle gare sono quelli che sono, quindi basta fare qualche considerazione per vedere chi veramente ci guadagna.

Sempre sul tema contributi, da notare che ora il DM fa riferimento al “nuovo” metodo di trattamento dei contributi (i famosi metodo A – nessun degrado post 2008 e solo rivalutazione e Metodo B – degrado stock contributi e quota ammortamenti al netto di tale degrado). Purtroppo, gli altrettanto famosi contributi “congelati” (se si è scelto il Metodo B) per il calcolo del valore di rimborso sono “scongelati”, proprio come le polpette che la mamma dei poveri terruncielli fuori sede ha preparato ai figghì che ritornano in padania e che questi magnano nelle fredde sere d’inverno! Ma così va il mondo.

Questa brusca (e per alcuni versi irrazionale) modifica del metodo di calcolo del valore di rimborso ha avuto anche l’effetto di abbassare (dal 25% al 10%) la soglia di delta VIR-RAB oltre la quale si deve trasmettere tutto il (voluminoso) fascicolo all’Autorità per verifiche ed eventuali osservazioni che, novità sempre non del tutto nuova, questa volta la Stazione Appaltante deve esplicitamente tenerne conto, mentre prima dovevano semplicemente essere rese pubbliche. Resta da considerare solo cosa significa in concreto questo “prendere in considerazione”: ritene che, “dopo attente valutazioni” non si ritiene opportuno modificare alcunché è una presa in considerazione sufficiente?

Tra le cose negative, come non inserire poi il raddoppio del canone, che dal 5% mi passa a ben il 10%? Ma non doveva essere una gara sulla qualità del servizio e sull’aumento delle performance ambientali?! Certamente si può dire che l’aumento è dovuto alle pesanti modifiche effettuate sul calcolo del valore di rimborso, ma è abbastanza evidente che l’aumento del canone (+100%) è decisamente più che proporzionale alla diminuzione della base di calcolo! In altre parole, il valore assoluto del canone da versare aumenta rispetto alla versione precedente del DM, anche se nel frattempo la base di calcolo sottostante si è contratta!

C’è poi il tema piuttosto controverso degli investimenti per l’efficienza energetica. L’intervento che li ha visti protagonisti, infatti, è un po’ il Double-Face di questo DM. Come già detto, infatti, ben venga la maggiore chiarezza, la “messa a punto” dei meccanismi ed il superamento di alcune rigidità francamente inutili:in questo senso, buona la modifica dei riferimenti temporali per allinearli a quelli del meccanismo dei titoli di efficienza ed il forte ampliamento della rosa dei CV utilizzabili….d’altra parte, sempre di risparmio di energia si tratta…perché discriminare, no?! Allo stesso modo è OK poter ricorrere anche a soggetti terzi per eseguire i progetti proposti.

Però…però…alla fine…perché porre una forte limitazione geografica ai progetti? Voglio dire…alla fine, allargando il perimetro geografico il risparmio sarebbe stesso, i soldi dati agli enti locali non diminuirebbero di un solo €cent (ed è quello che conta, vista la rinnovata veste del regolamento!), l’economia girerebbe (e forse anche di più!) e il GSE non dovrebbe inventarsi nuove procedure per dare la certificazione IGP ai vari certificati, con un buon risparmio di adempimenti amministrativo-burocratici! Questi benefici, ad una prima valutazione, sembrerebbero sorpassare il “costo” della più allentata “correlazione territoriale”.

Sempre sul versante negativo dell’intervento sul”efficienza energetica possiamo collocare le previsioni in tema di copertura dei costi. Oggi al 50% domani forse al 100% ma forse no, boh,..forse…Mi sembra un po’ poco chiaro e preciso come meccanismo, senza contare che si aggiunge una ulteriore variabile, che fa rima con incertezza, che il gestore deve considerare quando fa le sue brave valutazioni. E poi non mi pare del tutto corretto: si tratta sempre di progetti che aumentano (ulteriormente) il benessere complessivo del Paese e sarebbe stato giusto dargliene atto e, quindi, garantirgli copertura. In questo modo invece, oltre all’incertezza, si scarica sull’operatore un ulteriore fardello (non di poco conto, tra l’altro) che non potrà che contrarre ancor di più la qualità del servizio offerto e, quindi, a fronte di un presunto e risibile risparmio in tariffa il cittadino si ritrova con un servizio di qualità minore a quella che sarebbe stata possibile con altre scelte. Ed è ovvio cos’è che gli darà più fastidio….!

Si deve ricordare poi anche una modifica che è molto positiva per gli enti concedenti ed esemplificativa del nuovo mood del regolamento gare: l’ente ora può sbolognare al gestore entrante l’eventuale parte dell’impianto che sarebbe stato suo (perché a devoluzione gratuita) a fine della concessione originaria ma che non può reclamare (gratuitamente, eh!) perché l’affidamento tramite gara  parte prima di questa scadenza (arzigogolato, nevvero?). L’ente concedente, con questa modifica, ha diverse alternative su cui giocare e che gli sono assolutamente utili in tempi di bilanci magri: può infatti vendere tutto, far pagare il rimborso all’entrante e prendere la differenza tra il valore dell’impianto calcolato ex art. 5 commi 5 – 13, (quindi con linee guida, detrazione contributi e amenità varie) e quello calcolato ex art. 5 comma 14 lett. b) quindi con la penalizzazione sugli ammortamenti. In alternativa, può cederne solo una parte, rinunciando alla differenza prima ricordata, ma guadagnando “gratuitamente” la porzione residua (su cui prendere remunerazione + quota ammortamento….mica male!). Resta ferma, ad ogni modo, la possibilità che l’Ente Locale paghi quello che deve e rimanga proprietario dei beni, su cui poi prenderà la remunerazione + quota di ammortamento. La scelta, effettuata, infine, non ha alcun impatto sul calcolo del canone.

Per il gestore,ovviamente, si tratta solo di pagare qualcosa in più e, dato le cifre in ballo, tranne in casi veramente particolari, non dovrebbe essere la scelta di qualche Ente Concedente su questo tema a cambiare gli equilibri e le decisioni finali.

Concludiamo con una previsione che non è propriamente negativa (anzi….non è né positiva, né negativa…è semplicemente ….diciamo….sbagliata!): La soglia di redditività degli investimenti del piano industriale sotto la quale si deve valutare la congruità dell’offerta passa dal 5% al 4%. Considerando la situazione economico-finanziaria Italiana e tenendo presente che l’Autorità ha da pochissimo avviato la consultazione sul Wacc (DCO 275/2015/R/com), forse sarebbe stato meglio evitare di “dare numeri” e, al contrario, inserire un meccanismo di indicizzazione (tipo…Wacc AEEGSI – X%).

Mi permetto una chiosa conclusiva: anche se non sembra essere chiaramente esplicitato nel regolamento e nei vari allegati, il contratto di servizio definito dall’Autorità prevede che alla scadenza del periodo di affidamento il gestore dovrà riconoscere (una tantum) l’ammortamento relativo ai beni di proprietà dell’ente concedente. Questo dettaglio (che però non mi sembra essere stato integrato nel regolamento) deve essere considerato sia nelle valutazioni dei gestori che dagli enti concedenti (che dovranno effettuare la scelta di cui sopra).

Go!!!!!!

Come visto, rimangono alcuni ostacoli da superare (di slancio, si spera!) e alcune incertezze “tecniche” (tipo….ma chi è che stabilisce l’inflazione da utilizzare nel DEF? Dato che le risposte del MSE sulle technicality sono state orientate alla massima omogeneizzazione, questa dovrebbe toccare anche questo parametro!).

Ma possiamo dire che oramai ci siamo.

Un fragore di tuono, migliaia di flash, un urlo sale dalle gradinate…..

Buone Gare a tutti.

(quanto scritto rappresenta esclusivamente il punto di vista dell’autore)