L’autunno/inverno 2015 si sta rivelando pienamente all’altezza delle aspettative per quantità e qualità dei temi sul tavolo. Su alcuni punti dei quali, però, c’è ancora (mi si perdonerà la franchezza) una buona dose di confusione.
Questa, se gestibile (speriamo) per chi è addentro alle segrete cose dell’energia, diventa un groviglio inestricabile per il pubblico meno avvezzo ad orientarsi nel labirinto della normativa e della regolazione del nostro settore. Di conseguenza, la stampa diciamo “generalista” ha gioco facile ad aumentare il numero di click e like acchiappati facendo qualche bel titolone ad effetto, di quelli che portano in tempo zero il suddetto cliente ad urlare improperi da scaricatore di porto e a reclamare giustizia sommaria (un esempio recente: questo articolo del Fatto Quotidiano in merito all’indagine sulla fatturazione intitolato “Bollette, Autorità energia: “Pagamenti basati su consumi presunti, servono nuovi contatori” e già che ci siete, date anche un occhio ai commenti dei lettori).
Quanto appena detto , poi, è ancor più vero quando i temi toccano uno dei punti più sensibili degli Italiani, specie di questi tempi:la saccoccia.
Mi riferisco, evidentemente, ai 2 gemelli diversi e per giunta separati (aha….) alla nascita, allo ying e yang, alle 2 facce della stessa medaglia: la vendita, nel caso specifico in regimi di tutela di prezzo e la misura del venduto. In entrambi i casi, ci troviamo nel campo dell’energia elettrica e no, non è –ovviamente- un caso.
Come diceva il buon Drugo, però, questo è un caso molto, molto complicato. Un sacco di input e di output…….ma anche, aggiungo io, di dichiarazioni, articoli, annunci, conferenze ecc…ecc.
Cerchiamo quindi, dopo aver individuato i temi, di mettere a fuoco cos’è che genera confusione, almeno nel sottoscritto (dato che, a differenza del Drugo, fortunatamente non rispetto un regime di droghe piuttosto rigido per mantenere la mente, diciamo, flessibile!).
Il fatto è che ci troviamo in un momento della storia del settore elettrico italiano molto particolare e, probabilmente, irripetibile: 2 aree strettamente distinte ma interdipendenti (le 2 facce della stessa medaglia, ricordate?) sono sul punto di affrontare un cambiamento epocale contemporaneamente e rischiano di portare a sovrapposizioni e/o a duplicazioni inutili e costose.
Queste situazioni richiedono come prima cosa scelte di campo chiare, in modo da guidare il processo in corso in modo efficiente verso l’obiettivo stabilito e non subirlo passivamente.
Per iniziare, diamo un’occhiata allo scenario.
Da una parte, dopo un lungo travaglio è stato avviato un processo che porterà (prima o poi) alla creazione di un nuovo mercato elettrico (vedi dichiarazioni al convegno organizzato da I-COM in materia del 24 settembre 2015), che poco avrà da spartire con quello odierno. Questo processo è stato avviato dal DDL Concorrenza, nelle sue varie incarnazioni, ed è stato accelerato (Modello LHC) dall’Autorità con il suo DCO 421/2015/R/eel (di cui parlo qui). Occhio alle date, che sono importanti: per il DDL concorrenza la prima data utile per l’estrema unzione delle tutele è il 2018, mentre la riforma dell’Autorità potrebbe partire molto prima, già nel 2016.
Evidentemente, una delle caratteristiche di questo mercato del futuro sarà necessariamente l’affiancamento alla mera fornitura di energia di tutta una nuova serie di servizi che avranno, chiaramente, lo scopo di attrarre e, soprattutto, trattenere e fidelizzare il cliente grazie alla prospettiva di ottenere i vantaggi che ritiene di maggior valore per sé (contenimento dei costi? Sicurezza? non dover pensare alla gestione dell’energia? Altro che ora nemmeno immaginiamo?).
Quali che siano questi servizi, è praticamente certo (rectius: io sono praticamente certo!) che una delle caratteristiche base delle prossime offerte commerciali sul mercato libero sarà la possibilità, per il cliente, di tenere monitorati i propri consumi, sia “istantanei” che storici. La mia certezza deriva, tra le altre cose, anche dalla direzione in tal senso chiaramente intrapresa dall’Autorità, così come emerge dal DCO 186/2015/R/eel contenente proposte proprio sul punto appena affrontato (lì chiamato Energy Footprint). A questo si devono poi aggiungere tutti gli altri interventi inerenti in un modo o nell’altro la misura (Codice Trasporto, proposte su fatturazione ecc)
Ancora più in particolare, mi immagino offerte sul mercato libero dove il venditore concede in usufrutto gratuito uno strumento simile al celeberrimo SmartInfo (o magari lo dà in affitto…tipo a 1 o 2€ al mese…ma questo dipende dalle strategie del venditore) che, abbinato ad una App specifica per smartphone/Tablet/Pc, permette la visualizzazione dei consumi e una loro analisi approfondita, oltre alla possibilità di accedere a tutta una ulteriore serie di servizi(tra cui l’autolettura dove prevista), non ultimo dei quali la possibilità di impostare allarmi per il superamento di determinate soglie e, ovviamente, la possibilità di visualizzare “in tempo reale” come sta aumentando la bolletta (sarebbe carino una visualizzazione tipo vecchio registratore di cassa americano….con tanto di tintinnio di monete ogni kWh consumato!).
Dalla parte della misura, invece, si sta concludendo (ma resta comunque un discreto numero di anni….e questo è un elemento da non prendere troppo alla leggera) il primo giro di giostra dei misuratori elettronici (chiamiamoli 1G). Questi, come scrivevo qui, hanno certamente portato un certo vantaggio al sistema elettrico che, però, si è clamorosamente fermato ai confini del sistema stesso, senza propagarsi oltre – ovvero al cliente finale. I misuratori 1G, infatti, hanno ciccato clamorosamente l’obiettivo, fondamentale, di mettere il cliente finale nelle condizioni di conoscere il proprio consumo (E non venite a dirmi che c’è il display o che sulle bollette c’è scritto tutto, che poi mi sale il GennaroGattuso e non rispondo delle mie azioni)! Poi, per carità, hanno permesso una fatturazione basata in buona parte su dati reali (e dall’indagine sulla fatturazione si vede, specie in confronto con il gas)…..ma evidentemente se non riesci a comprendere bene come, quando e perché consumi, la bolletta resterà sempre alta, anche se ti fatturano i consumi reali……e, altrettanto evidentemente,la tua capacitazione rimarrà assai bassa, con buona pace delle disposizioni del D.lgs. 102/14 (il tormentone dell’estate energetica).
Si sta pensando quindi di avviare sin da subito (l’operatore principale pare voler partire addirittura a metà 2016, da quello che si legge sulla stampa) un nuovo giro di giostra, questa volta con il nuovo misuratore elettronico 2G, now extra crunchy e con il 100% di compliance in più agli obblighi del citato D.lgs 102/14!
I misuratori 2G, come illustrato dal DCO 416/2015/R/eel, promettono nuove e mirabolanti feature, tra cui un nuovo e rinnovato display Retina fullHD da 7” touch screen a millemilamiglioni di colori, così tra una lettura e l’altra il fortunato utente potrà anche vedersi un film o la partita della squadra del quore in streaming…..già, perché il nostro bel misuratore sarà connesso all’internet (a banda larga, ovvio!).
Scherzoni a parte (perché, nel 2015, pensare ancora al display come mezzo per capacitare il cliente evidentemente è uno scherzo), la vera innovazione di pregio portata in dote dai nuovi misuratori 2G (e che serve a rispettare quanto previsto dall’art.9 comma 3 lettera a) del d.lgs 102/14) sarebbe la separazione delle risorse tra la telegestione e la messa a disposizione di dati ai clienti e a terze parti designate dai clienti. Ciò faciliterebbe il processo di capacitazione dei cliente che, questa volta, godrebbero quindi di benefici tangibili.
In questo caso, le date sono ancora incerte: il procedimento regolatorio è solo all’inizio, mentre quello di normazione tecnica (da quanto ne capisco) non è ancora partito. Ad ogni modo, data la delicatezza della materia, non è immaginabile fare le cose di fretta e furia. Evidentemente, le decisioni dovranno essere attentamente ponderate, soprattutto quella fondamentale e che dovrà rispondere ad un interrogativo fondamentale:
Bisogna però dire, sin da ora, che il ticket per questo nuovo giro di giostra non è esattamente a buon prezzo.
Delineato lo scenario, bisogna stabilire cos’è che genera la confusione di cui parlavo all’inizio di questo post. Il punto che, a mio parere, non è stato affrontato di petto e che genere questa confusione è:
CHI E’ CHE DEVE “CAPACITARE” IL CLIENTE FINALE?
A questa ne segue una che ne è -diciamo- il corollario:
Cos’è che chiediamo effettivamente al servizio di misura?
Proviamo a rispondere a questi quesiti.
Deve essere il distributore a dover far in modo che l’utente sia capacitato?Direi proprio di no….non è evidentemente il suo campo! Al massimo, può essere il facilitatore di questo processo di apprendimento…e non è poco!
Deve essere, allora, il venditore a svolgere questo ruolo? Ecco, già cosi iniziamo a ragionare! E’ il venditore il soggetto che ha il compito di gestire la relazione con il cliente finale ed è lui che dovrebbe far in modo che questo si capaciti…..magari godendone pure qualche beneficio, ad esempio strutturando offerte commerciali ad hoc e/o affiancando a quelle già esistenti l’opzione “energiasottocontrollo” dove si offre un apparecchio simil-SmartInfo in comodato o in affitto per un periodo temporale X, prevedendo il pagamento di una cifra Y in caso di recesso prima del termine di tale periodo. Attenzione: a ciò, come già scritto, è fondamentale affiancare una App di facile lettura/interpretazione/configurazione…senza, si ottengono gli stessi mirabolanti risultati raggiunti dai display degli attuali misuratori!
Vorrei sottolineare, inoltre, che così facendo si faciliterebbe di molto il processo che porterà al superamento delle tutele di prezzo perché (ed è una cosa di cui sono profondamente convinto), una volta che il cliente avrà strumenti adatti per capire il funzionamento del sistema, la sua partecipazione attiva al mercato sarà solo questione di tempo (e ciò a sua volta genererà la spinta per la strutturazione di offerte sempre più sofisticate da parte dei venditori e cosi via, in un gran bel processo apprendimento reciproco).
Inutile dire, poi,che questa soluzione, chiaramente opportunamente regolata dall’Autorità (specie sul tema della “natura” dei dati gestiti dagli apparecchi simil-SmartInfo e sugli obblighi in materia dei distributori/venditori ) sarebbe comunque in linea con quanto richiesto dal legislatore con il D.lgs. 102/14.
Smarcata la prima domanda, resta allora da stabilire il “come” il venditore possa svolgere questo suo compito…..e ciò ci può anche aiutare a trovare una risposta al secondo quesito.
E’ assodato che il custode dei dati che devono essere portati all’attenzione del cliente è il distributore che, quindi, volente o nolente dovrà essere parte attiva della rivoluzione. Il problema, allora, è il come si vuole che questi dati siano resi disponibili.
Le alternative, evidentemente, sono 2:
- Sostituzione dell’intero parco misuratori italiano.
- Utilizzare sistemi meno capital intensive che sfruttino in pieno quello che già c’è.
Nel primo caso, come già detto, i costi non sono pochi: se per pura ipotesi un misuratore 2G full optional messo in opera costasse €100, ci vorrebbe un investimento di oltre € 3 miliardi per sostituire tutti i misuratori italiani! Senza considerare tutta un’altra serie di costi che questa operazione inevitabilmente genererebbe. Non è poco e dovranno essere tutti coperti dai clienti finali tramite le tariffe di rete.
Da notare, poi, che l’Autorità, nel citato DCO 416/2015/R/eel, ha rimarcato che la decisione finale sul tema misuratori 2G verrà presa a valle di una analisi costi/benefici (ABC!) (apppproposito….questo è un altro elemento che sembrerebbe collidere con un avvio rapido dell’eventuale piano di sostituzione). Orbene…non sarò considerato eretico se sostengo che buona parte dei benefici portati dai nuovi misuratori sono direttamente collegati proprio all’aumento della capacitazione dei clienti…..d’altra parte questa è la ragione principale alla base della discussione! Il perché è chiaro: più io cliente mi rendo conto di quanto consumo, più ci sto attendo, più energia si risparmia, meno inquinanti vengono rilasciati nell’atmosfera, meno investimenti in infrastrutture saranno necessari ecc.ecc.
Ma per raggiungere questa capacitazione (ed adempiere agli obblighi imposti dal d.lgs 102/14) è necessario un investimento così elevato? Non sarebbe come sparare ad una formica con un bazooka? Non ci sono altre strade?
E allora veniamo all’alternativa numero 2. In questo caso, si dovrebbe puntare a sviluppare fino in fondo le proposte avanzate sul tema dell’Energy Footprint (vedi DCO 186/2015/R/eel) e studiare il modo più efficace per mettere a disposizione del cliente, tramite il venditore, le informazioni sui suoi consumi che finora gli sono state virtualmente precluse (ripeto: display e attuali bollette non contano e i fatti lo dimostrano chiaramente). A questo dovrebbe essere affiancato un utilizzo massiccio dei apparecchi simil-SmartInfo (e in commercio ce ne sono già moltissimi). In una ottica di luuuuuuunghissimo periodo, si potrebbe addirittura pensare alla possibilità, di mettere a disposizione del cliente, sempre tramite l’apposita App del venditore, i dati che lo riguardano presenti nel Sistema Informatico Integrato (ma questa forse è fantascienza). I costi associati sono molto più limitati rispetto al caso precedente, mentre il risultato finale è mediamente lo stesso: il cliente risulterebbe capacitato. Di conseguenza, sotto questo secondo scenario, l’analisi ABC dei misuratori 2G potrebbe non avere un esito positivo.
E che ne sarà dei misuratori, in questa seconda opzione? Beh…è evidente che prima o poi (ma qui sarebbe più poi che prima) dovranno essere comunque sostituiti ed è quindi cosa buona e giusta iniziare subito a discuterne.
Qualora, però, si decida che la capacitazione del cliente debba avvenire tramite il venditore e con misure diciamo più soft, allora, tanto per iniziare, si avrebbe più tempo per discutere, effettuare tutte le analisi opportune, avvantaggiarsi di qualche altro sviluppo tecnologico e prendere tutte le decisioni, anche tecniche, del caso. Ad ogni modo,però, in questo scenario – e qui trova risposta il secondo interrogativo sollevato – la misura si dovrà concentrare al massimo sull’affidabilità e sulla efficienza dell’intero processo, dall’installazione del misuratore alla raccolta/validazione/messa a disposizione dei dati. Si dovrà, cioè, puntare ad ottenere, per il maggior numero di pod possibile, il maggior numero di misure valide nel più breve tempo possibile e queste, tra l’altro, dovranno essere strutturate in modo tale da fornire un aiuto effettivo alle necessità conoscitive del cliente.
In altre parole, la misura dovrà fare la misura.
Restiamo quindi in attesa dei prossimi sviluppi sui temi qui trattati, con la (segreta?) speranza che siano presto chiariti i ruoli e i compiti che saranno affidati ai singoli soggetti in gioco.
(quanto scritto rappresenta esclusivamente il punto di vista dell’autore)
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